Il Web ha i giorni contati?

Il Web ha i giorni contati?

Lo sostiene il Times, che predice una morte lenta e dolorosa entro il 2012. Ma, dall'altra parte dell'Atlantico, gli yankee fanno di tutto per smentire i corvi britannici
Lo sostiene il Times, che predice una morte lenta e dolorosa entro il 2012. Ma, dall'altra parte dell'Atlantico, gli yankee fanno di tutto per smentire i corvi britannici

Internet vivrà ancora a lungo, nonostante le voci sulla sua fine imminente. Un articolo apparso di recente sulla versione online del Times mette in guardia i netizen da un futuro di connettività sempre più limitata che a lungo andare declasserà il Web al ruolo di unreliable resource , risorsa inaffidabile.

Da quando la Rete ha incominciato a farsi largo tra le mura domestiche si sono susseguiti, con cadenza arbitraria, proclami apocalittici che la davano per spacciata in un lasso di tempo più o meno ristretto e per le cause più svariate.

Citando uno studio effettuato nel 2007 da Nemertes il quotidiano britannico è giunto alla conclusione che l’ Internet Crunch avverrà nel 2012 e ne elenca le fasi con toni apocalittici, simili a quelli del prologo di Resident Evil. Dapprima si noterà un lentezza crescente nella trasmissione di dati: i periodi di congestione che conosciamo oggi si allungheranno sempre più fino a ricoprire l’intero arco della giornata. Si arriverà poi al collasso totale quando la Rete non avrà più la capacità di veicolare denaro, perdendo l’interesse di chi prima fosse intenzionato a creare business grazie ad essa.

Sempre secondo il Times l’attuale crisi economica potrebbe aver rallentato il processo di saturazione di Internet (un sito come YouTube oggi genera un traffico mensile pari a quello dell’intera Rete nel 2000), regalando agli utenti ancora un anno di navigazione.

Tuttavia alcuni esponenti dell’istituto che ha compilato la cartella clinica del Web hanno dichiarato che l’autore dell’articolo ha interpretato molto liberamente i dati estrapolati dalla ricerca. Proseguono inoltre dicendo che la banda non è in pericolo ma le preoccupazioni sorgono solamente quando si parla della banda dell’ultimo miglio , dove si potrebbero verificare delle anomalie, spesso a causa di infrastrutture obsolete.

La realtà è che i fornitori di banda si sono accorti che offrire connettività illimitata ai propri clienti non è più così conveniente come qualche anno fa. Se una volta l’utente medio non sarebbe mai riuscito a portare al limite la sua ADSL oggi l’avvento di YouTube e i suoi fratelli consente anche al più inesperto di navigare consumando byte in grande quantità. C’è chi sostiene che distribuire banda illimitata per pochi spiccioli non faccia bene al Web. L’anno scorso AT&T fu tra i primi ISP statunitensi a ritoccare i prezzi verso l’alto per scoraggiare chi volesse sottoscrivere un contratto ADSL flat, temendo l’operatore che questa categoria possa infine “intasare” il Web.

Combinando i fattori reali con le ipotesi, Time Warner ha provato a reintrodurre abbonamenti a consumo , portando a 150 dollari mensili il costo di un contratto flat, per poi trovarsi costretta a fare marcia indietro di fronte alle proteste dei consumatori . Consumatori che in alcuni casi si sono visti addirittura negare la connettività , già pagata, a causa di uso giudicato troppo massiccio da Comcast, provider USA che poi ha fissato una soglia di 250 Gigabyte mensili oltre la quale gli utenti non potranno avventurarsi: pena la disconnessione.

Ma non tutti i provider d’oltreoceano lavorano alla banda a consumo. C’è anche chi, come Cablevision, ha invece introdotto nuovi servizi per i suoi abbonati, i quali potranno presto scaricare un film in alta definizione in meno di dieci minuti . Chi avrà la possibilità di elargire allo ISP statunitense cento dollari mensili avrà infatti velocità massima di download aumentata fino a 101 Mbps, mentre in upload arriverà fino a 15 Mbps grazie all’introduzione del recente protocollo DOCSIS3.0 .

Si tratta ovviamente di dati di targa , valori teorici che difficilmente troveranno autentico riscontro nella vita di tutti i giorni: ma si tratta, in ogni caso, di valori che vanno nella direzione opposta rispetto alle previsioni apocalittiche del Times . Evidentemente, non tutti i provider condividono il pessimismo della testata britannica: a che scopo altrimenti aumentare la possibilità dei navigatori di scaricare sempre di più, rischiando di accelerare l’avvento del giorno del giudizio?

Giorgio Pontico

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Pubblicato il 4 mag 2009
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