In Corea del Sud vietato l'uso libero dei nickname

In Corea del Sud vietato l'uso libero dei nickname

A breve chi vorrà esprimersi su siti pubblici e su quelli più popolari dovrà dichiarare la propria identità reale, pena indagini tramite provider. Che dovrà collaborare per non incorrere in multe pesantissime
A breve chi vorrà esprimersi su siti pubblici e su quelli più popolari dovrà dichiarare la propria identità reale, pena indagini tramite provider. Che dovrà collaborare per non incorrere in multe pesantissime

Seoul – Diventa effettivo il giro di vite già anticipato sulle attività di rete in Corea del Sud. Entro breve, i siti caratterizzati dal maggior traffico dovranno prevedere l’obbligo per i visitatori di postare commenti usando i loro nomi reali . Addio al nick per i portali web e quelli delle organizzazioni di stato , il tutto per difendere, dicono, la privacy e l’onorabilità dei soggetti a rischio anche in rete. Ma non mancano le polemiche.

I suoi promotori chiamano le nuove misure “Sistema dei nomi reali su Internet”, misure pensate per tenere facilmente traccia dell’identità dei netizen che intervengono in discussioni pubbliche o rispondono ad un articolo pubblicamente accessibile. Un sistema che viene considerato necessario per contrastare con maggior efficacia fenomeni come il bullismo cibernetico , problema molto sentito nel paese dei nativi digitali .

La nuova legislazione, emendata e approvata in via definitiva il 22 dicembre scorso, prevede che i fornitori di servizi che registrano più di 100mila visitatori al giorno adottino un sistema di controllo delle identità degli utenti autori dei post : interessati, oltre ai siti web, anche tutti i portali gestiti da organizzazioni e agenzie statali locali e nazionali.

Alla quota di “100mila visitatori al giorno” come definizione di popolarità si è arrivati dopo ampie discussioni: il minimo iniziale era di 300mila (200mila per i siti di informazione) ma è poi stato ridotto. Qualora l’utente non fornisca il suo nome reale, il ministro dell’informazione potrebbe obbligare gli ISP a fornire i suoi dati . E i provider dovranno obbedire, in caso contrario rischieranno sanzioni pecuniarie pesantissime.

Com’è facile immaginare, la novità sta sollevando l’indignazione di esperti di settore, gruppi di difesa dei diritti civili ed alcuni esponenti politici. È in pericolo la libertà di espressione , dicono in coro, e i diritti degli utenti della rete. Per di più, denuncia il deputato You Seung-hee, la norma incoraggerà gli operatori a cancellare le informazioni di accesso con maggiore facilità, per evitare di dover rispondere dei dati eventualmente conservati.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 12 gen 2007
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