Internet, la via delle spie

Internet, la via delle spie

Ne ha parlato Richard Clarke, ex consigliere per la sicurezza informatica della Casa Bianca, da tempo critico verso l'amministrazione Bush. Alcuni incidenti sarebbero.. provocati
Ne ha parlato Richard Clarke, ex consigliere per la sicurezza informatica della Casa Bianca, da tempo critico verso l'amministrazione Bush. Alcuni incidenti sarebbero.. provocati


New York (USA) – La sua fama di tecnologo lo aveva portato a rivestire un ruolo essenziale alla Casa Bianca, quello di consulente informatico dell’amministrazione americana, ma le sue critiche lo hanno allontanato dalla Casa Bianca. Ora Richard Clarke sta nuovamente suscitando scalpore: ha dichiarato che Internet viene usato dai governi per le proprie operazioni di spionaggio spesso in modo tutt’altro che legittimo.

Secondo Clarke, infatti, le principali potenze del Pianeta, e ha citato la Cina, la Russia ma ha ipotizzato la stessa cosa anche per gli Stati Uniti, si stanno da tempo attrezzando con cyberforze capaci di utilizzare la rete telematica per “prelevare” informazioni utili, sfruttando sistemi che sconfinano nel cracking e talvolta procurando “incidenti”.

“Ogni volta che si accerta un grave incidente di natura informatica – ha dichiarato – non è quasi mai possibile individuare un responsabile”. “Io – ha continuato – ritengo che siano coinvolti in alcuni casi i governi, impegnati a verificare e sperimentare sistemi per cercarne i punti deboli”.

La teoria di Clarke è naturalmente tutt’altro che una novità. Da lungo tempo alcuni paesi, Cina in testa , sono accusati di aver messo in piedi vere e proprie forze di attacco informatico che affiancherebbero le iniziative belliche tradizionali, o appunto quelle di spionaggio, sfruttando in primis proprio Internet.

L’uscita di Clarke non sembra casuale. Proprio in questi giorni, infatti, fioccano i rapporti di un aumento considerevole nel corso dell’ultimo anno di attacchi rivolti contro siti e apparati governativi presenti in rete. A suo dire, ma non è il solo a pensarlo, certi attacchi dal profilo assai sofisticato non sarebbero frutto di smanettoni sull’orlo di una crisi di nervi ma, appunto, di organizzazioni telematiche finanziate da certi paesi.

Da tempo, peraltro, gli Stati Uniti, e più in generale il mondo ricco, hanno messo al centro delle proprie attenzioni in materia di sicurezza nazionale la protezione delle infrastrutture anche da aggressioni di natura informatica. “Spero – ha concluso Clarke – che dall’11 settembre si sia appreso almeno che non si debba attendere che una tragedia abbia luogo prima di rimediare a problemi che sappiamo esistono”.

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Pubblicato il
8 nov 2004
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