Internet, tutto difficile per il Governo

Internet, tutto difficile per il Governo

Nei giorni in cui si evidenzia lo scivolamento dell'Italia nelle classifiche di e-government (mancano i soldi), il ministero dei Beni culturali è costretto a correre ai ripari sul deposito obbligatorio dei siti
Nei giorni in cui si evidenzia lo scivolamento dell'Italia nelle classifiche di e-government (mancano i soldi), il ministero dei Beni culturali è costretto a correre ai ripari sul deposito obbligatorio dei siti


Roma – Non sono giorni facili per il Governo italiano, già alle prese con una rete in subbuglio per il decreto Urbani sulla pirateria online. Da Accenture arriva la segnalazione secondo cui l’Italia è indietro nei progetti di e-Government rispetto agli altri paesi più avanzati. Un annuncio che arriva pochi giorni dopo la conferma di un ulteriore calo dell’IT italiano. Nelle stesse ore, peraltro, dal ministero dei Beni culturali è giunta l’ammissione a denti stretti che è necessario rimediare entro pochi mesi alla 106/2004, la legge che istituisce l’obbligo di deposito legale per siti, newsletter e contenuti diffusi via internet.

Al di là del fronte più caldo, quello della mobilitazione contro la conversione in legge del decreto Urbani , che domani mattina sfocerà in una manifestazione nazionale davanti al Senato della Repubblica, il Governo dovrà trovare il modo di controbattere ai dati di Accenture. Il suo rapporto, infatti, getta ombre sui successi ottenuti su un fronte tanto importante quanto delicato, quello dell’ e-government .

In pratica, secondo Accenture gli enti locali coinvolti nello sviluppo dei nuovi servizi ai cittadini basati su internet e nella ristrutturazione del back-office con le nuove tecnologie, nei fatti hanno le risorse necessarie solo per fare qualche passo in avanti ma non il grande balzo previsto dai progetti governativi.

Proprio mentre Stanca annunciava un fondo di 20 milioni di euro per esportare l’e-government all’italiana, Accenture ha spiegato che il nostro e-gov nel corso dell’ultimo anno ha subito un rallentamento della crescita rispetto a quanto avviene a livello internazionale. Il rapporto della società di analisi indica che l’Italia, che si trovava solo al 17esimo posto, è ora al 18esimo. Su 22.

Il rapporto considera, oltre a molti paesi dell’Unione Europea, anche realtà come Stati Uniti, Canada, Giappone, Australia, Singapore e Malaysia. E cerca di capire quali siano le innovazioni dei progetti di e-government anche per suggerire le migliori vie di sviluppo. I parametri di valutazione vanno quindi dall’uso delle tecnologie ai rapporti con i cittadini fino alla tipologia, al numero e alla qualità dei servizi offerti. Da questi elementi discende una valutazione sintetica, quella che non ha premiato gli sforzi profusi in Italia nel corso dell’ultimo anno. Va detto, comunque, che l’Italia ha i numeri per migliorare : è stata registrata una crescita del 5 per cento nel livello di sviluppo dei servizi, meno della media internazionale ma certo significativa.

Sull’altro fronte bollente della legge 106/2004 , fonti del ministero ai Beni culturali confermano che la normativa è inapplicabile e va “sistemata” (vedi anche il commento di oggi di V. Frediani sulle pagine di Punto Informatico). Quello che accadrà ora che la legge è efficace, è che attorno ad un tavolo sarà chiamato un gruppo di esperti che nei prossimi sei mesi dovrà definire il regolamento attuativo con il quale, stando ad alcune dichiarazioni ministeriali apparse su Kataweb , si “spiegherà le modalità di applicazione della normativa ai documenti trasmessi per via telematica”. Come a dire, dunque, che in qualche modo i contenuti internet saranno coinvolti ma ciò accadrà in un modo che a questo punto si può sperare sia meno oneroso e, chissà, forse persino esente dalle multe previste dalla normativa.
D’altra parte, investendo una certa quantità di risorse sarebbe possibile creare un crawler pubblico studiato per raccogliere ed archiviare a futura memoria tutte le risorse internet che si ritiene importante conservare. Senza che questo debba pesare su gestori dei siti o sugli utenti.

Ciò che invece da più parti si contesta, ancora una volta, è il metodo: perché gli esperti (come verranno scelti?) vengono consultati dopo la promulgazione della legge? Una domanda che qualcuno si è posto anche a proposito del decreto Urbani.

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Pubblicato il 17 mag 2004
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