L'inventore del Task Manager odia Windows 11: "È solo pubblicità"

L'inventore del Task Manager odia Windows 11: "È solo pubblicità"

L'inventore del Task Manager di Windows, Dave Plummer, demolisce pubblicamente Windows 11 in un video che fa discutere.
L'inventore del Task Manager odia Windows 11:
L'inventore del Task Manager di Windows, Dave Plummer, demolisce pubblicamente Windows 11 in un video che fa discutere.

Ci sono critiche che pesano più di altre. Quando arrivano da Dave Plummer, l’ingegnere che ha creato il Task Manager di Windows, il peso è considerevole. In un video che sta facendo rodere il fegato a Redmond, l’ex dipendente storico dipinge un ritratto al vetriolo di Windows 11, definendolo poco più che un “canale di vendita” per l’ecosistema Microsoft.

Il papà del Task Manager spara a zero su Windows 11

È una critica che brucia. Plummer non è un utente qualsiasi scontento dell’ultimo aggiornamento. È uno che ha contribuito a costruire il sistema operativo che ora sta demolendo pubblicamente. E quando dice che Windows 11 ha perso l’anima per riempire il portafoglio di Satya Nadella, le sue parole hanno un peso diverso.

Plummer denuncia un sistema invaso da pubblicità continue che trasformano l’uso del PC in un percorso a ostacoli. Il menu Start pieno di “consigli” su Microsoft 365. Le impostazioni che tormentano gli utenti per attivare OneDrive, la ricerca che forza la mano verso Bing ed Edge anche quando si cerca un file sul proprio hard disk… Quando è troppo, è troppo.

È quello che vivono ogni giorno gli utenti di Windows 11. Ogni angolo del sistema operativo sembra pensato non per aiutare chi lo usa, ma per vendergli qualcos’altro. Il desktop è rimasta l’unica cosa che non è stata ancora monetizzata nota Plummer con ironia.

Edge che si sabota da solo

Il browser Edge è l’esempio perfetto di questa deriva. Tecnicamente solido, costruito su Chromium, veloce e affidabile. Poi si auto-sabota con una valanga di notifiche, coupon e widget non richiesti che nessuno vuole. Una logica che rende l’ecosistema a volte indigesto.

Un tempo Windows veniva venduto come un prodotto da acquistare una volta sola. Con l’arrivo di Windows 10, Microsoft ha cambiato modello, Windows è diventato un servizio. E oggi serve da porta d’ingresso verso i succosi abbonamenti Office 365, Game Pass e Azure.

Microsoft ha deciso che il modello di business del futuro non è vendere una licenza una tantum, ma mantenere gli utenti agganciati a un ecosistema di abbonamenti ricorrenti. Windows 11 non è più solo un prodotto, è un funnel di vendita. E ogni elemento dell’interfaccia è potenzialmente uno strumento per convertire gli utenti in abbonati paganti.

Come dovrebbe essere Windows?

Plummer non si limita a criticare. Abbozza il ritratto di un Windows ideale. Un Windows sobrio, dove gli strumenti per utenti esperti sarebbero preinstallati e dove gli aggiornamenti spiegherebbero chiaramente le loro intenzioni prima di eseguirsi.

Va persino oltre, proponendo un “registro della privacy” per tracciare la telemetria inviata a Microsoft. Un modo per gli utenti di sapere esattamente quali dati vengono raccolti e inviati, invece di affidarsi ciecamente alle promesse dell’azienda.

È un sogno che probabilmente resterà tale, perché va contro la direzione strategica che Microsoft ha chiaramente abbracciato. Ma rappresenta quello che molti utenti utenti vorrebbero, un sistema operativo che rispetta le loro scelte, che non cerca costantemente di vendergli qualcosa, che funziona e basta.

La verdetto di Plummer è agrodolce: tecnicamente Windows resta eccellente, ma tutto il resto lo affossa. Microsoft gli darà retta? Probabilmente non lo farà.

Esistono anche delle alternative come Tiny11 che offrono un’esperienza alleggerita di Windows senza tutte le appendici commerciali. Ma non dovrebbe essere necessario ricorrere a versioni modificate da terzi per avere un sistema operativo che rispetta i suoi utenti…

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Pubblicato il
11 nov 2025
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