Ci sono storie alle quali si fatica a credere. Scrivendole vien da domandarsi se non si tratti di una fake news ben congegnata, se il rito sacro della verifica delle fonti sia stato sufficiente a evitare uno scivolone. Leggendole, invece, una parte del pensiero corre al calendario, per assicurarsi inconsciamente che non sia il primo aprile. E quando ci si rende conto che è tutto vero, è anche peggio. La vicenda che ha riportato in auge Renato Schifani, sottotraccia dai tempi dei berluscones e oggi presidente della Sicilia, racconta di un Paese che, se non ci fosse, andrebbe inventato. O generato, considerando il tema.
La politica sui social ai tempi dell’AI
Il territorio è alle prese con una crisi idrica. Un’emergenza che è tale solo per la memoria corta tipicamente italiana, che si ripete periodicamente quasi fosse il mantra recitato dallo spirito di un’area tanto virtuosa quanto bistrattata. Urgono contromisure, urgenti. Si pensa ai dissalatori, pronti e consegnati in tempi record. Quasi un’anomalia, ma in positivo.
È qui che la politica inciampa, nell’elogio di se stessa. Schifani, dall’alto del suo scranno istituzionale, si rivolge agli isolani per celebrare il successo. Come e dove? Ovviamente via social. Nulla di strano, se non fosse per un dettaglio sfuggito all’unica persona che avrebbe dovuto notarlo.
L’immagine qui sopra è tratta da Corriere.it. La condivisione su Facebook si apre con una frase palesemente restituita da un chatbot (forse ChatGPT, ma non abbiamo le prove) che fornisce dettagli anche sulla natura della richiesta sottoposta all’AI.
Ecco una proposta per il post su Facebook, in prima persona e con enfasi, adatta a un tono istituzionale ma coinvolgente.
Il prompt possiamo immaginarlo così: Scrivi un post per Facebook, in prima persona e con enfasi, per festeggiare un successo nella lotta alla crisi idrica in Sicilia, usa un tono istituzionale e coinvolgente
. Pochi secondi e il risultato è pronto per un copia-incolla selvaggio.
I vizi di un Paese raccontati in un post
Tutto potrebbe concludersi qui, con la gaffe destinata a essere dimenticata in fretta (il post è stato eliminato) e una tirata d’orecchi al social media manager poco scrupoloso. A meno che non sia direttamente Schifani a gestire la presenza sulle piattaforme. E invece no, c’è un peccato ancor più grave, su cui nessuno sembra voler porre la lente d’ingrandimento, che a modo suo racconta i vizi e le approssimazioni di un Paese. O quantomeno di una buona parte dei suoi rappresentanti.
Il post su Facebook del presidente di regione è stato ripubblicato poco dopo, identico, eccezion fatta per quella introduzione che tradiva la sua natura artificiale. C’è anche l’emoji della gocciolina d’acqua, così da catturare l’attenzione dei follower meno attenti durante lo scrolling compulsivo.
Ciò che stupisce, o dovrebbe stupire, non è tanto la pigrizia che spinge a non scrivere un messaggio di proprio pugno, ma la sfacciataggine nel riproporre lo stesso testo. Come se l’errore da correggere non fosse stato l’aver rinunciato a comunicare con i cittadini, ma l’essersi fatti scoprire nell’utilizzo di una scorciatoia.
Opportunità, rischi e una questione di rispetto
Poco più di due anni fa, Marco Lombardo portava ChatGPT in Parlamento, facendo generare all’AI il testo del proprio intervento e rendendolo noto solo al termine della lettura. Era l’invito a una riflessione su opportunità e rischi che l’avvento di una tecnologia così dirompente avrebbe inevitabilmente portato con sé.
Delegare ad altri la gestione social, per un politico, non è certo una novità. Dopotutto, c’è chi alimentato dalla Bestia ha costruito una carriera fino ai vertici dell’esecutivo. Potrebbe essere anche ritenuto accettabile che incaricarne l’intelligenza artificiale stia diventando il nuovo trend.
Del caso Schifani stupisce però la sfrontatezza con cui si considerano gli interlocutori, cittadini nonché elettori, al pari di un blob indistinto su cui riversare contenuti preconfezionati, con l’aggravante della mistificazione (in prima persona / tono istituzionale
), non meritevole di un mea culpa per l’errore commesso (intanto lo dimenticherà presto) e nemmeno del tempo necessario per riscrivere il post personalmente. Una questione di rispetto.