Mercoledì 12 novembre 2025, una data che a suo modo entrerà nella storia del web tricolore, quella del giro di vite dell’Italia al porno. Con l’obiettivo legittimo di tutelare i più piccoli, il nostro paese impone a tutti la verifica dell’età prima di accedere ai contenuti XXX, assicurando di effettuare il controllo con il metodo del doppio anonimato, a prova di bomba stando ai suoi fautori. Minori protetti e privacy garantita per i maggiorenni, dunque, ma solo sulla carta.
Porno in Italia: solo con la verifica dell’età?
Analizzando l’iniziativa per come è strutturata, vien da pensare sia stata concepita da chi ha poca conoscenza del reale funzionamento del mondo online o da chi ha smesso di navigare ai tempi di Internet Explorer (Netscape?). O, ancor peggio, da chi pur consapevole dei suoi limiti ha comunque dovuto sottostare a un volere più alto. Ci sono almeno sei ragioni per le quali servirà a poco o nulla.
45 siti non sono il porno online
Il documento pubblicato dall’Autorità elenca 45 siti per i quali è prevista la verifica dell’età. I loro gestori sono stati chiamati a implementare un sistema in grado di conformarsi a quanto chiesto dall’Italia, per concedere l’accesso solo a chi dimostra di essere maggiorenne.
Pensare però che sia sufficiente è quantomeno ingenuo: online ci sono migliaia di portali XXX pronti ad accogliere chi rimarrà tagliato fuori da Youporn, Pornhub e altre poche decine di piattaforme note. Come cantava qualcuno Come può uno scoglio arginare il mare
?
Affidabilità dei portali non bloccati
Sempre in riferimento al punto precedente, chi finirà su un sito non incluso nell’elenco AGCOM rischia di essere meno tutelato in termini di contenuti. Se quelli più frequentati sono da tempo sotto le lente di ingrandimento e costretti ad attuare una forma di moderazione proattiva, non si può dire lo stesso degli altri.
Paradossalmente, impedire o comunque rendere più macchinoso raggiungere le destinazioni XXX più conosciute potrebbe contribuire a veicolare traffico su pagine meno controllate, a loro volta esposte al rischio di abusi.
Il porno non è solo sui siti
Anche pensare che i siti siano l’unico canale d’accesso al porno online è cosa di almeno vent’anni fa. Ci sono le applicazioni come Telegram che per la loro stessa natura tendono a sfuggire a qualsiasi tipo di censura, senza dimenticare community e forum dentro i quali spesso circola qualunque cosa.
Da questo punto di vista, i social non sembrano invece rappresentare un problema particolarmente grave. Gli automatismi e gli algoritmi sono evoluti a tal punto da impedire la diffusione dei contenuti più espliciti (quasi sempre).
Rassicurazioni sulla privacy insufficienti
AGCOM e le realtà che hanno lavorato al metodo implementato garantiscono il totale rispetto della privacy, grazie a quello che è definito un doppio anonimato. Non mettiamo in dubbio l’efficacia del sistema, ma quanti hanno capito come funziona?
Abbiamo provato a sintetizzarlo in un articolo dedicato. In breve, sono previste due fasi: quella dell’identificazione e la successiva autenticazione. In linea teorica, in questo modo, chi si occupa della prima non conosce la destinazione e il sito che ha in carico la seconda riceve solo un via libera all’accesso, senza riferimenti ai dati personali. Il fatto che molti facciano riferimento quasi esclusivamente a SPID come strumento per il porno è la dimostrazione di come la novità non sia stata spiegata nel migliore dei modi.
L’applicazione ufficiale non è pronta
Dovrebbe arrivare un’applicazione dedicata, dalla collaborazione tra PagoPA, Dipartimento per la trasformazione digitale e Zecca dello Stato. Utilizzare il condizionale è però d’obbligo, perché a quanto pare non la vedremo prima del 2026 (secondo un articolo della Commissione europea).
Fino ad allora, ogni sito potrà scegliere come gestire la cosa, purché rispetti quel principio di doppio anonimato che abbiamo spiegato in precedenza.
Collegarsi da un altro paese con le VPN
È AGCOM stessa, in un suo documento (PDF), a citare le VPN come il metodo più semplice per aggirare la verifica dell’età. Non nascondiamoci dietro un dito: molti le utilizzeranno per evitare il controllo, collegandosi ai siti porno con l’indirizzo IP di un paese in cui non c’è il blocco.
Il rischio è che, affidandosi ai servizi gratuiti (spesso non certificati), si possano trasmettere informazioni sensibili a realtà che poi le raccoglieranno ed eventualmente rivenderanno a terzi.