Italia, prima nella definizione delle professionalità ICT

Italia, prima nella definizione delle professionalità ICT

Pubblicata la norma che riconosce 25 profili dei lavoratori del Web. Punto Informatico ne ha parlato con Roberto Scano, presidente di IWA Italy
Pubblicata la norma che riconosce 25 profili dei lavoratori del Web. Punto Informatico ne ha parlato con Roberto Scano, presidente di IWA Italy

L’Italia è il primo paese in Europa a riconoscere con una norma i professionisti del Web.

Si parlava da tempo della possibilità di normare un settore in cui lavorano solo in Europa quasi un milione di professionisti , soprattutto all’interno del Comitato Europeo di Normazione ( CEN , lo European Commiteee for Standardiztion ). Pubblicata in Italia lo scorso 28 gennaio, la norma UNI 11621-1/4: 2016 “Attività professionali non regolamentate – Profili professionali per l’ICT”, nella parte 3 stila una lista di profili professionali relativi alle attività lavorative sul Web: si tratta del risultato di un percorso iniziato nel 2014 dal Gruppo di lavoro Web Skills Profiles costituito nel 2006 da IWA Italy ((la sezione italiana di IWA/HWG, l’associazione internazionale di professionisti del Web riconosciuta come realtà di standardizzazione dal CEN) a partire proprio da un documento del CEN di cui l’Italia chiede l’adozione a tutte gli altri stati membri.

Per la verità l’Italia l’ha adottato e ne chiede la sottoscrizione come norma tecnica, ovvero con un’adesione su base volontaria: inoltre deve ancora essere inserita nel panorama legislativo italiano e l’ipotesi è quella di adottarla tramite la legge 14 gennaio 2013, n. 4 “Disposizioni in materia di professioni non organizzate” che sancisce il riconoscimento delle professioni non riuntie in ordini o albi, dando quindi dignità alle associazioni professionali aventi determinati requisiti (catalogate dal MISE1).

I 25 profili che sono stati delineati con tale lavoro, dal Web Community Manager al Wikipedian passando per il Web Content Specialist, realizzati in modalità collaborativa con rappresentanti di enti ed associazioni, in accordo con le direttive CEN in materia di Generation 3 (G3) European ICT Profiles e basati sul modello dell’ e-Competence Framework 3.0 , dovrebbero in ogni caso raggruppare tutte le fattispecie dei professionisti del Web.

Secondo Pasquale Popolizio, vicepresidente di IWA Italy e coordinatore del Gruppo Web Skills Profiles e del Gruppo di Lavoro Professionista Web costituito in seno alla Commissione UNINFO APNR-ICT , la norma aprirà a nuove opportunità per i professionisti del Web, le Università, le organizzazioni formative, le agenzie per il lavoro, le aziende e gli enti certificatori: “I professionisti potranno certificare le loro competenze, le Università e gli enti formativi potranno, anzi, direi dovranno, ampliare la loro offerta formativa con corsi e master specifici, le agenzie per il lavoro potranno aggiornare le loro categorie di riferimento, le aziende potranno così contare sempre di più su professionisti con competenze aggiornate e certificate mentre gli enti certificatori potranno offrire percorsi di certificazione specifici”.

Come spiega a Punto Informatico Roberto Scano, presidente di IWA Italy e presidente della Commissione APNR-ICT (Attività professionali non regolamentate) di UNINFO , l’ente di normazione nazionale per l’Informatica, in rappresentanza di AgID (Agenzia per l’Italia Digitale): “I professionisti Web ora finalmente hanno un riferimento normativo. Grazie a questa norma tecnica, prima in Europa, siamo stati in grado di dare sia un modello di riferimento per tutte le professionalità ICT, sia una serie di profili per chi opera nel Web”.

Scano spiega che si è trattato di un lungo percorso e che i sistemi di certificazione non sono naturalmente nuovi in Italia: “Le professioni operanti nel settore ICT rientrano tra le professioni non regolamentate afferenti alla legge 4/2013 e al D.lgs 13/2013, la quali definiscono che un professionista può certificarsi, ove presente una norma, attraverso un Ente di Certificazione accreditato ISO 17024 sulla specifica norma. I profili sono definiti in modo dettagliato in termini di abilità, conoscenze e competenze che saranno valutate in modo puntuale come definito nella norma stessa. Le certificazioni secondo le norme UNI 11506 e UNI 11621-x sono le uniche norme valide per la legge 4/2013 in ambito ICT e Web. Gli ordini professionali possono cogliere l’occasione di tale profilazione per la riqualificazione dei professionisti iscritti all’ordine; non per nulla vi è stata attiva partecipazione del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI). Con tali profili eventuali percorsi di formazione e/o certificazioni sono assimilabili a titoli riconosciuti di apprendimento non formale o informale, proprio ai sensi del dlgs. 13/2013”.

Nonostante tali riferimenti ad ordini professionali, Scano riferisce che “non vi è obbligo di iscrizione ad associazioni e/o di certificazioni per svolgere le professioni non regolamentate. Il sistema previsto dalla legge 4/2013 e dal sistema di normazione è chiaro. Facciamo un esempio: un frontend web developer può auto-definirsi tale in qualsiasi documento, anzi la legge 4/2013 prevede proprio l’espressa citazione di tale norma in qualsiasi documento afferente all’attività professionale. Lo stesso frontend web developer può richiedere un attestazione da parte del presidente di una delle associazioni aventi i requisiti (iscritta al MISE). Sempre lo stesso soggetto può richiedere ad un organismo accreditato da Accredia di poter sostenere un esame di certificazione di frontend web developer ai sensi della norma UNI 11621-3. Come si può notare nulla vieta di svolgere attività professionale, ed esistono diversi livelli terzi che però possono attestare la competenza. Un po’ come avviene, nell’ambito delle certificazioni proprietarie, quando un professionista espone bollini di superamento esami e/o corsi rispetto a prodotti e servizi”.

Differenze e richieste diverse di certificazione da parte del lavoratore ci potrebbero tuttavia essere a seconda della tipologia del committente: “Un committente potrebbe richiedere che un terzo garantisca la competenza per un determinato profilo, non avendo direttamente competenza di valutazione delle persone che offrono determinati servizi”.

Tuttavia secondo Scano tale costo di certificazione di fatto imposto ai lavoratori (ma che non diventa un requisito) potrebbe essere visto come un beneficio da diversi lati: “Garantisce i terzi che qualcuno ha valutato la competenza del professionista, incrementa gli sbocchi lavorativi e consente eventuale riduzione di costi al professionista, ad esempio, per polizze assicurative professionali”. Il funzionamento delle nuove norme, insomma, sarebbe simile a quello già attivo in alcuni settori dell’informatica dove esistono già requisiti stringenti: “In ambito sanitario, ad esempio, e di sistemi informatici “delicati” è richiesta la norma ISO 27001 per sistemi di sicurezza per la gestione delle informazioni. In questi casi le imprese (pubbliche e private), si rivolgono prettamente a professionisti per cui una terza parte garantisce conoscenze, abilità e competenze in materie delicate”.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 15 feb 2016
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