Un comunicato dei Carabinieri giunto in redazione questa mattina ci offre lo spunto per parlare di una nuova tecnica utilizzata dai criminali (e cybercriminali). È quella del jackspotting, nota anche come cashout. Secondo l’Arma è abbastanza nuova in Italia
, ma stando ai casi documentati è già utilizzata negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei. Prende di mira gli ATM, attraverso un metodo complesso che fa leva da una parte sull’accesso fisico al terminale e dall’altra sull’impiego di un virus che inganna il sistema spingendolo a elargire il denaro contante.
Furti ai bancomat con la tecnica del jackspotting
Nello specifico, dopo aver manomesso fisicamente lo sportello bancomat, viene introdotto un malware o un apparecchio che invia comandi al software della banca. La macchina è così indotta a erogare le banconote come se si trattasse di un normale prelievo dal conto corrente. Questo richiede la presenza di persone sul posto, per realizzare i collegamenti. Nel frattempo, i complici da remoto si occupano di iniettare il codice maligno e di farlo entrare in azione. Il tutto, per ovvi motivi, avendo a disposizione tempistiche molto ristrette.
L’operazione conclusa oggi ha portato i Carabinieri del Gruppo di Frascati a individuare tre uomini. Sono sospettati di associazione per delinquere, accesso abusivo ai sistemi informatici e furto aggravato o tentato. Avrebbero preso di mira istituti sia nella capitale sia nel territorio nazionale. Due sono già stati arrestati, in esecuzione di un mandato europeo emesso dalle autorità del Belgio per reati analoghi.

L’indagine, condotta dalla Stazione di Roma Tor Bella Monaca, è stata avviata in seguito a due colpi sventati che hanno preso di mira una banca di via Casilina, con il modus operandi appena descritto. I responsabili hanno danneggiato la parte frontale dell’ATM, poi si sono collegati alla macchina attraverso i cavi di rete, senza però riuscire a far erogare le banconote.