Nella sua perdurante missione di scoperta ed esplorazioni di strani, nuovi mondi esterni al nostro Sistema Solare, il telescopio spaziale Kepler avrebbe individuato il primo esopianeta “roccioso” – dunque con caratteristiche non dissimili a quelle terrestri – la cui esistenza sia stata in seguito confermata da osservazioni indipendenti. Kepler-10b è una Terra aliena, ma in quando alla possibilità di ospitare forme di vita non c’è speranza.
Kepler-10b ha un diametro pari a 1,4 volte quello terrestre, una massa 4,6 volte superiore a quella della Terra ma non si trova nella cosiddetta “zona abitabile”: il pianeta orbita attorno alla sua stella a una distanza che è una frazione di quella che separa Mercurio e il Sole, e conseguentemente l’intera orbita viene coperta in un periodo temporale estremamente ridotto – meno di un giorno terrestre, stimano gli scienziati di NASA.
La cortissima distanza che intercorre tra Kepler-10b e la sua stella fa sì che il pianeta appena scoperto non sia in grado di ospitare la vita, in nessuna forma attualmente concepibile: le temperature del lato esposto alla stella potrebbero raggiungere un migliaio di gradi, e in queste condizioni sarebbe impossibile mantenere un’atmosfera gassosa stabile e duratura nel tempo.
Kepler-10b non è insomma una potenziale “Terra-2” capace di accogliere eventuali pionieri terraquei, nemmeno se questi ultimi fossero protetti da scafandri multi-pressurizzati e tecnologie sci-fi . Ma quantomeno c’è, al contrario di Gliese 581 G esiste e la sua esistenza è stata confermata anche dalle osservazioni successive del telescopio Keck nelle Hawaii.
Alfonso Maruccia