La PA italiana si scopre digitale

La PA italiana si scopre digitale

Molte le cose da fare ma il quadro 2005 tracciato dal CNIPA è tutt'altro che deludente. Si alfabetizzano i dipendenti pubblici, sale l'email, si continua a spendere sul DTT. E c'è una sorpresina sulla banda larga
Molte le cose da fare ma il quadro 2005 tracciato dal CNIPA è tutt'altro che deludente. Si alfabetizzano i dipendenti pubblici, sale l'email, si continua a spendere sul DTT. E c'è una sorpresina sulla banda larga

Un’Italia digitale che avanza, quella che il CNIPA , il braccio informatico del Governo, ha tracciato per il 2005: il suo rapporto annuale non nasconde una serie di problemi e ostacoli, anche culturali, che vanno ancora risolti, non dimentica il problema dei finanziamenti all’innovazione e delle procedure da ottimizzare ma non rinuncia a ricordare che la Pubblica Amministrazione e l’informatica nella sua accezione più ampia non sono più mondi lontani .

A crescere, ha spiegato il CNIPA, non è soltanto l’uso di computer e soluzioni avanzate nei processi della PA ma anche, e forse è questo il dato più importante, la consapevolezza tra dirigenti e dipendenti delle opportunità sottese dall’era digitale.

Tra i dati spiccioli che indicano un processo in divenire ma ormai irreversibile, come ha sottolineato il presidente CNIPA Livio Zoffoli, si evidenziano: “Nelle amministrazioni e negli enti centrali il rapporto tra caselle di posta elettronica e dipendenti informatizzabili negli ultimi tre anni è quasi raddoppiato, dal 48% del 2002 all’86% del 2005. Lo scorso anno sono state avviate 30 iniziative di applicazione di posta elettronica in 300 procedimenti amministrativi, con un investimento di 50 milioni di euro, innescando un risparmio a regime di 150 milioni di euro l’anno”.

Cresce dunque sia la diffusione che l’uso della posta elettronica nella PA, non più alieno agli uffici della PA: il numero di caselle di posta da 392 mila nel 2004 è diventato di 471 mila nel 2005; il numero dei messaggi scambiati all’interno passa dai 280 milioni nel 2004 a 335 milioni nel 2005; come pure cresce il numero dei messaggi scambiati con l’esterno della PA: da 170 milioni nel 2004 a 240 milioni nel 2005.

In realtà, nella relazione del CNIPA talvolta si respira un ottimismo che non è condiviso da tutti: viene infatti visto come un grande successo la diffusione della firma digitale : l’Italia sarebbe ai primi posti in Europa con 2,3 milioni di smart card. Ma non è un settore dove son tutte rose e fiori, come ben sanno gli osservatori più attenti oltre alle imprese che, tenute all’utilizzo della firma, spesso si scontrano con normative e procedure poco atte alle esigenze della produttività.

Ad ogni modo ci si muove. Nonostante le fortissime polemiche che ne hanno accompagnato l’introduzione, si va componendo la posta elettronica certificata (PEC), alternativa alla tradizionale raccomandata: entro il 2006 il CNIPA prevede che i dieci gestori certificati rilascino mezzo milione di caselle email abilitate alla PEC.

Tra i 134 progetti di e-government co-finanziati dal Governo nella scorsa legislatura, che riguardano un totale di 4mila amministrazioni locali, 62 sono operativi e hanno portato in rete 2mila servizi: per gli altri lo stato di avanzamento è al 92 per cento e, secondo il CNIPA, le amministrazioni interessate valutano un risparmio annuale di 700 milioni di euro una volta chiusi i lavori.

Accanto a tutto questo, ad una maggiore “visibilità” dell’amministrazione digitale per il cittadino ma anche per i processi interni alle PA, si registrano problemi e ritardi anche di grave entità. Il CNIPA non lo cita esplicitamente ma la roadmap per la costruzione del portale del turismo, un “coso” da 45 milioni di euro , è saltata da tempo e il sito, Italia.it , è emblema di un metodo che non convince nemmeno i più vivaci sostenitori dell’e-government all’italiana.

Gli ostacoli sulla via della Società dell’Informazione, secondo il CNIPA, sono peraltro alti come muraglie. Primo tra tutti il progetto della Carta di Identità elettronica , ormai considerato defunto tra polemiche e veti incrociati . “Serve saggezza e un ripensamento in chiave politica – ha dichiarato a questo proposito Zoffoli – che promuova un’azione tempestiva per assicurare un quadro di riferimento chiaro, coerente, efficace, indirizzato alla rapida diffusione e integrazione fra i vari strumenti di accesso in rete disponibili, ossia Carta d’Identità Elettronica, Carta Nazionale dei Servizi e Tessera Sanitaria”.

Si tratta di passi fondamentali, non certo per erodere definitivamente la privacy dei cittadini ma per consentire alla PA di riconoscere il cittadino , unica via per la fornitura di servizi personalizzati da remoto e per la velocizzazione dei processi che riguardano il singolo. Nessun ripensamento, invece, per quanto riguarda la televisione digitale terrestre (DTT) che, secondo Zoffoli, pone l’Italia “come leader in Europa”. Sul DTT, il CNIPA ha co-finanziato 29 progetti e 15 amministrazioni hanno attivato i propri servizi. A maggio si è chiuso il secondo bando, che coinvolge 22 enti, “a dimostrazione – secondo Zoffoli – dell’elevato interesse di questa applicazione”.

Il CNIPA, d’altra parte, aveva già dimostrato di recente grande ottimismo sul DTT delineando il profilo dell’utente medio , un ottimismo che non è però condiviso dai consumatori.

Semaforo verde anche per il cosiddetto Sistema pubblico di Connettività (SPC), destinato a collegare tra loro tutte le amministrazioni pubbliche, centrali e locali. La Rete telematica pubblica si estende all’estero: collega oltre 250 uffici pubblici (ambasciate, consolati, uffici Ice etc.) ed entro l’anno ne annetterà altri 200.

Proprio sull’SPC, Zoffoli ha formulato una interessante proposta per fare della banda larga in dotazione al pubblico uno strumento di riduzione del digital divide . “L’enorme capacità di banda larga pubblica – ha spiegato – il cui costo è fisso, potrebbe essere resa disponibile ai cittadini nelle ore in cui gli uffici pubblici non la usano”. L’idea, dunque, è di “aprire l’SPC anche all’uso dei cittadini: ciò può rappresentare un atto concreto per ridurre il divario digitale e rendere più facile l’accesso al crescente numero di servizi in rete della PA, sia centrale che locale, consentendo una miglior utilizzazione di questa nuova risorsa”.

Altro nodo chiave dell’attività del CNIPA è la riduzione dell’uso della carta , il processo noto come dematerializzazione . L’uso dell’email e il protocollo informatico, che consente alle amministrazioni di far girare i documenti su via telematica, non solo si traduce in efficienza ma anche in un risparmio netto e crescente nell’uso della carta. Il costo di gestione della carta vale oggi oltre 2 punti del Pil ed una digitalizzazione di appena il 10% della documentazione cartacea comporterebbe risparmi per 3 miliardi di euro l’anno.

Il CNIPA poi sembra venire incontro alle richieste dei produttori IT italiani , che in più occasioni hanno lamentato la riduzione della spesa in innovazione : su questo Zoffoli ha parlato di tagli preoccupanti in Finanziaria. “Pur non ignorando i problemi della finanza pubblica – ha sottolineato – è evidente che non si possono ottenere risparmi con l’uso delle tecnologie digitali se non dopo aver effettuato gli investimenti necessari”.

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Pubblicato il
15 giu 2006
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