La voglia matta del voyeur inglese

La voglia matta del voyeur inglese

di Lamberto Assenti. Ci hanno insegnato che privacy è un termine inglese. Ora ci stanno insegnando che in Gran Bretagna quel termine non sanno nemmeno cosa significa. Inventiamone un altro: libertà
di Lamberto Assenti. Ci hanno insegnato che privacy è un termine inglese. Ora ci stanno insegnando che in Gran Bretagna quel termine non sanno nemmeno cosa significa. Inventiamone un altro: libertà


Roma – Il simpatico Beppe Severgnini, stimato giornalista del Corriere della Sera, lo ha detto più volte: privacy è un termine inglese che non si pronuncia, come facciamo tutti, “praivasi” ma si pronuncia come lo dicono ad Oxford, cioè “privasi”. Un termine inglese che, però, non abita più nel Regno di Sua Maestà.

Il 2000 per la Gran Bretagna è stato l’anno del disastro, l’anno in cui il concetto di privacy è stato sacrificato sull’altare di interessi di pseudosicurezza nazionale, l’anno in cui Piccolo Fratello, come questo giornale ha ribattezzato le nuove leggi inglesi sull’intercettazione digitale, è stato accolto negli uffici di tutti i provider Internet del paese. Ora vi abita sotto forma di device hardware e software capaci all’occorrenza di conoscere vita morte e miracoli di qualsiasi bit che voglia arditamente passare su quei network.

La paura di Internet? Sì, si può legittimamente pensare che non sia stato solo il desiderio di creare un grande voyeur di Stato dai gusti morbosamente digitali ad aver spinto un’intera maggioranza politica, e di governo, verso l’approvazione e l’applicazione di Piccolo Fratello. Il timore che la Rete possa trasformarsi da luogo di libertà in luogo di libertà vera deve aver fatto male a qualcuno, nella stanza dei bottoni, timoroso di perdere la possibilità di spingerli.

La paura di Internet si è materializzata quest’anno nel Regno di Sua Maestà sotto forma di una legge ma anche di una serie di regolamenti nel mondo del lavoro che hanno fatto storcere il naso a pochissimi e che di fatto consentono alle ditte di spiare i propri dipendenti, con la scusa che adesso si può fare. Si chiede agli operatori di passare molte ore ogni giorno al computer e connessi alla Rete ma gli si impedisce “per principio” di utilizzare in qualsiasi modo quei mezzi per propri scopi. E non ci si accontenta, gli si spia per accertarsi che il regolamento venga eseguito alla lettera, pena il licenziamento.

Che questa paura si sarebbe materializzata in uno stato europeo per poi diffondersi anche agli altri, come potrebbe accadere, lo avevamo immaginato anni fa. Che però si materializzasse proprio nella patria della “privasi”, sinceramente, fa rivoltare lo stomaco.

Lamberto Assenti

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
2 dic 2000
Link copiato negli appunti