Lavorare nell'IT? Nell'era dell'IA potrebbe essere un paradosso

Lavorare nell'IT? Nell'era dell'IA potrebbe essere un paradosso

Un premio Nobel per l'economia, specializzato in economia del lavoro, ritiene che l'IA sia un pericolo per la prossima generazione nel mondo IT.
Lavorare nell'IT? Nell'era dell'IA potrebbe essere un paradosso
Un premio Nobel per l'economia, specializzato in economia del lavoro, ritiene che l'IA sia un pericolo per la prossima generazione nel mondo IT.

Giovani, studiate le lingue perché il futuro è global. Così si diceva a inizio millennio.
Giovani, studiate le materie STEM perché servono ingegneri. Così si diceva già nel millennio successivo.

Quando anche il terzo decennio è arrivato e un quarto di secolo se ne è ormai quasi andato, le ennesime certezze si sono sgretolate dimostrando quanto queste indicazioni lasciano sempre e comunque il tempo che trovano. Ma c’è una nuova suggestione che proviene dal premio Nobel per l’Economia, Christopher Pissarides, per le nuove generazioni: non conta tanto quel che studierete, ma le capacità che saprete maturare.

I pericoli dell’IT

Secondo Pissarides i giovani che hanno studiato in ambito STEM e oggi lavorano in ambito IT stanno “seminando i semi della propria autodistruzione“. Il motivo? L’IA arriverà a capacità tali da rendere molto meno influente il lavoro nel mondo IT, relegandone tutte le competenze a qualcosa di residuale, passato, inutile. La grande fatica accumulata ad imparare, presto sarà insomma roba superata poiché l’IA porterà il settore ad un nuovo livello. Lo sviluppo dell’IA potrebbe cannibalizzare lo sviluppo stesso, insomma, approdando ad un nuovo equilibrio del settore tale da richiedere più competenze, ma disseminate tra un minor numero di esperti.

Un vicolo cieco? Tutt’altro. Secondo Pissarides, semplicemente, occorre maturare competenze manageriali, creative e comunicative poiché trasversali a più settori. Sanità e ospitalità avranno necessità che saranno importanti ovunque, con l’IT che faticherà ad assorbire tutti i laureati che rischiano di riversarsi sul mercato nel giro di pochi anni. Il presente racconta ovviamente una narrazione differente, con grandi stipendi e grandi ambizioni legate allo sviluppo di prodotti che grazie all’IA sapranno offrire qualcosa di nuovo. Ma il mercato di massa potrebbe evolvere in modo differente, ampliando altri mercati e portando ad una relativa compressione dei professionisti IT necessari.

Si tratta di un orizzonte plausibile? Secondo il Nobel per l’Economia si tratta di un processo ineludibile, con il mondo assistenziale a rivelarsi quello di maggior prosperità in virtù di una società che tende ad invecchiare e che su questi problemi dovrà trovare le maggiori soluzioni. Un approccio estremamente pragmatico, insomma, quello di un Pissarides che non vuole scoraggiare i giovani allo studio, ma che chiede loro di curarne maggiormente aspetti collaterali che portano a sviluppare capacità sempre più ampie e meno settoriali.

Un concetto, peraltro, che sta prendendo piede da anni e che già Olivetti coltivava nella propria visione antesignana: assunse la quasi totalità dei propri manager attraverso colloqui individuali e per tutti valutava aspetti più legati alla curiosità e alla capacità di apprendere che non inerenti le strette competenze codificate. Queste ultime restano fondamentali, ma non saranno più esaustive.

Il problema delle competenze

Pissarides non è nuovo a disamine simili. Già nel recente passato aveva sottolineato il gap crescente tra ciò che le aziende cercano e ciò che i lavoratori offrono: “Nell’arco di sei-otto anni, le competenze tecnologiche richieste dalle aziende sono cambiate radicalmente ed è molto difficile per i lavoratori tenere il passo“. La soluzione dovrebbe essere sviluppata dalle aziende, affinché sappiano accrescere quelle competenze di cui hanno bisogno per innestarle su un capitale umano selezionato secondo criteri differenti (quelle “soft skill” di cui predica la necessità): “L’unica soluzione è che le aziende dedichino tempo alla formazione su base continuativa, ottengano opzioni di formazione complete sull’intranet aziendale [e] assicurino una comunicazione frequente con i manager di linea e i dirigenti senior per concordare gli obiettivi di formazione“. La produttività e la competitività delle aziende si basa pertanto sia sulla capacità di selezionare lavoratori con reali capacità umane, sia sugli strumenti messi in campo per la formazione continua.

In campo IT tutto ciò sarà esacerbato da dinamiche ancor più esasperate: l’IA rischia di innestare processi di accelerazione tali per cui quel che riteniamo fondamentale oggi possa presto rivelarsi irrilevante, residuale, superato. La velocità adrenalinica dell’innovazione porterebbe le nuove generazioni a rincorrere obiettivi complessi e, soprattutto nel settore IT, addirittura autodistruttivi: maggiore sarà la corsa verso l’IA, minore sarà il numero di quanti potranno avere accesso a questo ambito mercato. Ovviamente le affermazioni di Pissarides saranno comprovabili soltanto tra un decennio, quando l’hype sull’IA si sarà diradato e sul piatto rimarrà quanto di concreto si sarà realmente sviluppato. Nel frattempo coltivare curiosità, capacità manageriali, empatia e capacità comunicative non sarà inutile.

Fermo restando il fatto che sviluppare non è mai stato soltanto una questione di codifica, ma di logica. E lo sviluppo della logica è l’unico vero tassello fondamentale che l’Uomo dovrà sempre e comunque sviluppare per evitare di restare soggiogato dagli strumenti che esso stesso sviluppa lungo la propria evoluzione.

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Pubblicato il
5 gen 2024
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