Guarda il consumatore, ne rileva sesso ed età, lo sazia con comunicati pubblicitari personalizzati. È un sistema sviluppato da NEC: albergherà negli spazi pubblici, si integrerà nella vita del consumatore. Vigilerà sul nonno e sulla bimba e traccerà profili da mettere a disposizione degli inserzionisti. Potrebbe far scattare una molla nei soggetti più sensibili, potrebbe proiettarli in quella che due psichiatri canadesi hanno definito il delirio di Truman , un disordine psichiatrico innescato dalla pervasività delle tecnologie di sorveglianza.
La chiave di volta del sistema NEC è la cam posizionata sopra ad un monumentale plasma da 50 pollici: schermi di questo tipo potranno essere disseminati in centri commerciali e mezzi pubblici, in sale d’attesa e, in un futuro forse non troppo remoto, nell’intimità domestica. Un sistema software si occupa di identificare il consumatore : riconosce i tratti del volto per stabilire se ha di fronte un uomo o una donna, si concentra sui solchi e sull’omogeneità della pelle per determinare il range di età che deve colpire.
Le informazioni raccolte servono a sferrare l’ attacco pubblicitario : sullo schermo compaiono dentiere rivoluzionarie per il nonno e caramelline colorate per la bimba. Incuriositi, i bersagli del sistema NEC potranno avvicinare il telefonino allo schermo e ricevere, anche a mezzo RFID , informazioni e buoni sconto da esibire alla cassa. Il cerchio si chiude: il sistema NEC consente di monitorare le abitudini di acquisto dei consumatori e l’impatto ottenuto con una pubblicità a tal punto personalizzata.
La sperimentazione di NEC è stata avviata nell’ambito di una manifestazione organizzata dall’emittente Fuji Television. E nel resto del mondo si continua a sperimentare : i supermercati si stanno organizzando in funzione delle abitudini dei consumatori, monitorate da cam e sistemi di eye tracking e da sensori a infrarossi ; Microsoft sta sfornando carrelli pubblicitari che dispensano comunicati sulla base degli acquisti dei clienti. Le cam sono ovunque , potrebbero vigilare impassibili sull’intimità domestica per monitorare l’audience familiare , per guardare coloro che guardano la televisione.
Nel contempo non stupisce il fatto che ci sia chi si muove con circospezione. Un luccichio improvviso può indurre gli individui più sensibili a pensare alla luce riflessa da un obiettivo. C’è chi inizia a diffidare dell’atteggiamento di tutti coloro con cui vengono a contatto. Soffrono di una certa megalomania e sono ossessionati dall’onnipresenza di cam e sistemi di sorveglianza. Sembrano inoltre colpiti dalla rapidità con cui i flussi video si scambiano dentro e fuori dalla rete. Meditano la fuga, ma temono di scontrarsi contro una scenografia.
A delineare un peculiare disordine psichiatrico di cui qualcuno confida già di soffrire sono due psichiatri canadesi, Joel e Ian Gold: lo chiamano delirio di Truman, il riferimento corre al celebre film The Truman Show . “Mi sono reso conto che ero e sono il centro, il focus dell’attenzione di milioni e milioni di persone”, questa le sensazione provata da uno dei pazienti in cura presso Joel Gold. “La mia famiglia e tutti coloro che conosco – ha raccontato ai medici – erano attori di un copione, una assurda recita il cui unico scopo è mettermi al centro dell’attenzione del mondo”.
I pazienti che si sono rivolti ai due psichiatri per affrontare la propria ossessione si possono collocare in una fascia tra i 25 e i 34 anni, molti di loro hanno una cultura universitaria. Si tratta di una delle categorie demografiche che più frequenta la rete. Il potenziale panopticon in cui vivono si ingigantisce, si alimenta di reality show e di stralci di vita pubblicati sulle piattaforme di video sharing. “Il desiderio di guadagnare fama è una forma di megalomania, la paura di minacce come quella della sorveglianza possono far sviluppare forme di paranoia” spiega Gold: una combinazione esplosiva che, presso gli individui predisposti, scatena il delirio di Truman: l’ansia di essere in ogni momento nell’obiettivo di una telecamera li assale, temono di essere i protagonisti di uno show globale che si alimenta delle tecnologie messe in campo da stato e mercato, interpretano il copione della loro ossessione.
Gaia Bottà