L'odio corre sul social network

L'odio corre sul social network

Contenuti a sfondo terrorista, razzista, neonazista et similia scelgono sempre di più come mezzo di diffusione le reti sociali connesse. E la scelta sembra agevolare una maggiore proliferazione
Contenuti a sfondo terrorista, razzista, neonazista et similia scelgono sempre di più come mezzo di diffusione le reti sociali connesse. E la scelta sembra agevolare una maggiore proliferazione

Terroristi, razzisti, omofobi, neonazisti e altre deprecabili forme di intolleranza stanno sempre più preferendo i social network ai siti tradizionali: guadagnandoci in diffusione. Sembra dunque applicabile al Web l’ assioma di Cole che vuole l’intelligenza sulla Terra costante e la popolazione in aumento.

Il sondaggio, condotto dall’ influente Simon Wiesenthal Center , ha messo in evidenza la preferenza per gli strumenti social e ha inoltre rilevato che tali contenitori d’odio, che siano appunto siti Web, pagine di social network, forum o servizi di microblogging, nel corso dell’ultimo anno sono aumentati del 20 per cento : raggiungendo quota 11.500. Cifra – secondo il centro – arrotondata per difetto.

La questione della sopravvivenza di tali forme di espressione e del confine che si può raggiungere è ancora molto discussa. E il discorso si fa ancora più complicato parlando di strumenti social. Nella rete dei social network, infatti, queste manifestazioni starebbero proliferando, potendo raggiungere un pubblico maggiore: i giovani su tutti.

La stessa ricerca, peraltro, vuole porsi come uno strumento utile alle forze dell’ordine , fugando il rischio di fare involontariamente da cassa di risonanza. Dato infatti il contenuto particolare che veicola (una lista di siti che può essere difficile da digerire nella sua interezza e anche, per esempio, video dedicati all’addestramento di nuclei armati) ha deciso di divulgarlo solo in parte, mentre il rapporto per intero è stato consegnato, sotto forma di CD, solamente alle forze dell’ordine e alle organizzazioni non profit interessate.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 18 mar 2010
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