L’Oversight Board, una sorta di “tribunale” interno voluto dalla stessa azienda di Zuckerberg, si appresta a esaminare le nuove politiche sui discorsi d’odio adottate da Facebook, Instagram e Threads. A dare la notizia è stato il sito Engadget.
Oversight Board di Meta giudica le nuove policy contro i discorsi di odio
Ma facciamo un passo indietro. A gennaio, Zuckerberg aveva annunciato una vera e propria rivoluzione nella moderazione dei contenuti sulle sue piattaforme: la fine del fact-checking. L’obiettivo? Permettere “più libertà di espressione“, allentando le maglie sui discorsi d’odio contro immigrati e comunità LGBTQ.
Una mossa che aveva fatto discutere, soprattutto perché arrivata a ridosso dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. E che ora finisce nel mirino del Consiglio di Sorveglianza, che ha già quattro casi aperti sul tema.
Sia chiaro, l’Oversight Board non ha un potere illimitato. Meta è tenuta a rispettare le sue decisioni sui singoli post incriminati, ma quando si tratta di politiche generali, l’influenza del “tribunale” è più limitata. Siamo di fronte a una sorta di braccio di ferro tra il “governo” di Meta e la sua “magistratura” interna. Da una parte Zuckerberg che spinge per una maggiore libertà di parola, dall’altra il Consiglio che vigila sul rispetto dei diritti degli utenti.
La difficile arte della moderazione
Alla fine, tutta questa vicenda ci ricorda quanto sia complesso moderare i contenuti sui social network. Tracciare il confine tra libertà di espressione e protezione delle minoranze è un esercizio di equilibrismo che richiede sensibilità e attenzione costante.
Meta ha scelto di affidarsi a un organismo terzo per avere un parere super partes. Ma la decisione finale spetterà comunque a Zuckerberg e ai suoi. E chissà che il verdetto del Consiglio non finisca per aprire un nuovo capitolo nel già tormentato rapporto tra il colosso dei social e la sua coscienza critica.