Mogees, musica elettronica al tocco

Mogees, musica elettronica al tocco

Il sistema ideato da uno studente italiano emigrato all'estero permette di usare qualsiasi superficie come generatore di sonorità multiformi. Basta un microfono, qualunque microfono, e il software si incarica di tutto
Il sistema ideato da uno studente italiano emigrato all'estero permette di usare qualsiasi superficie come generatore di sonorità multiformi. Basta un microfono, qualunque microfono, e il software si incarica di tutto

Si chiama Mogees , ovvero Mosaicing Gestural Surface , ed è un progetto software di sintetizzatore sonoro capace di usare qualsiasi superficie come fonte per la creazione di nuovi suoni. A creare Mogees è stato Bruno Zamborlin, 28enne italiano dottorando in informatica espatriato nel Regno Unito e al lavoro presso l’Università di Londra.

Lavorando in collaborazione con i colleghi nel Regno Unito e dell’IRCAM a Parigi, Zamborlin ha sviluppato “un programma software che permette di utilizzare qualunque superficie come fosse uno strumento musicale semplicemente appoggiandoci in cima un normale microfono a contatto”.

Usando un qualunque microfono economico connesso tramite cavo al computer, Mogees dà vita a un processo di “real-time audio mosaicing” basato su gesture convertendo il tocco delle varie superfici in sonorità vicine (“il più vicino segmento”) a quelle delle vibrazioni iniziali partendo dal database di sample integrato nel software.

Come eloquentemente dimostra il video presentato in rete, Mogees può lavorare su ogni genere di superficie concreta: sui pannelli di plastica alla stazione di un autobus, sulla corteccia di un albero, su uno specchio (e relativa cornice), su un palloncino gonfiabile e via elencando.

All’origine dell’idea dietro Mogees, dice Zamborlin, c’è la volontà di usare una superficie “reale” per creare musica elettronica. In tale contesto l’utente “sperimenta un feedback aptico su quello che fa migliorando il proprio rapporto con il dispositivo”, dice il giovane ricercatore italiano.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 9 gen 2012
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