Motorola: aiuto, ci spiano

Motorola: aiuto, ci spiano

La multinazionale statunitense chiama in causa un concorrente cinese colpevole di aver beneficiato di informazioni riservate, illecitamente sottratte. Fesserie, rispondono da Huawei
La multinazionale statunitense chiama in causa un concorrente cinese colpevole di aver beneficiato di informazioni riservate, illecitamente sottratte. Fesserie, rispondono da Huawei

Stando a quanto sostiene Motorola, la corporation sarebbe stata vittima dello spionaggio industriale a favore di concorrenti cinesi. Colpevole in particolare un ex -ingegnere poco accorto nell’uso della posta elettronica aziendale, con lo scambio di informazioni riservate su nuove tecnologie che risalirebbe addirittura al 2001.

Le accuse di Motorola sono rivolte nei confronti dell’azienda cinese Huawei Technologies , il cui fondatore Ren Zhengfei avrebbe avuto accesso a documentazione riservata della società statunitense grazie all’ingegnere di cui sopra. Nella posta elettronica dell’ex-impiegato, dice Motorola, sono stati individuati documenti compromettenti inclusi quelli su un nuovo modem wireless in sviluppo nei laboratori dell’azienda.

La nuova causa intentata contro Huawei è figlia di un’iniziativa precedente di Motorola, dove a essere chiamati alla sbarra erano cinque ex-dipendenti colpevoli – secondo le accuse – di aver fornito informazioni riservate a Lemko , con cui Huawei ha appunto un contratto di distribuzione.

Naturalmente il managementi di Huawei si professa innocente: “La denuncia non ha fondamento né merito”, dice il vicepresidente della divisione marketing nordamericana Charlie Chen. “Huawei non ha alcuna relazione con Lemko – continua Chen – a parte un accordo distributivo. Huawei si difenderà in maniera vigorosa contro affermazioni senza fondamento”.

Merito della questione a parte, i futuri sviluppi della vicenda saranno interessanti da seguire per valutare l’effettiva portata dell’iniziativa legale di Motorola. Huawei è una società cinese, e stando così le cose molti sono i dubbi circa la possibilità che un’azienda statunitense riesca a far valere le proprie ragioni in tribunale.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
22 lug 2010
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