Mp3.com, su Web l'oro non luccica

Mp3.com, su Web l'oro non luccica

Rolling Stone mostra il volto di una industria che non sa come prendere la rete. Attacca Mp3.com e azzera il lavoro e la passione degli artisti fuori dalle etichette. Mondadori.com rincara la dose
Rolling Stone mostra il volto di una industria che non sa come prendere la rete. Attacca Mp3.com e azzera il lavoro e la passione degli artisti fuori dalle etichette. Mondadori.com rincara la dose


Roma – La nota ed autorevole rivista cartacea musicale Rolling Stone , anche se ora ha un sito Web, ha recentemente parlato in toni poco entusiastici del materiale musicale legalmente disponibile in rete in formato Mp3, parlando del sito Mp3.com in particolare.

Il quadro che ne esce fuori è desolante e un po ‘ forzato. Per capire perché va detto che Rolling Stone è una rivista legata a interessi e logiche di mercato che vengono travolti da quello che succede sulla rete. Inoltre, una rivista cartacea come Rolling Stone perde lettori ogni settimana dato che quanto pubblica arriva nelle edicole già vecchio rispetto a quello che gratuitamente si può leggere in rete in “tempo pressoché reale”. Ecco come viene attaccato Mp3.com e tutto il background musicale che rappresenta. “Il nuovo che avanza”, come spesso accade, fa tremare le gambe vecchie e pesanti dei media tradizionali.

Mp3.com viene rinominato “empty3”, ovvero “vuoto3.com”: nomi sconosciuti, bassa qualità della musica proposta, classifiche non trasparenti “aiutate” dai gestori del sito (come se le classifiche tradizionali fossero invece trasparenti!) e via su questa linea in discesa.

Ci si chiede – e se lo chiede anche Luca Sofri che ha firmato un articolo apparso nei giorni scorsi sul sito Mondadori in sintonia con il pezzo su Rolling Stone – come mai un’azienda come Mp3.com venga valutata miliardi e valga molto in Borsa nonostante “il vuoto che contiene”.

Non viene colto dunque il concetto che il bello, la forza e la potenza di siti come Mp3.com, Rockit o Vitaminic è tutto lì, in quello che viene definito un difetto.

Per ascoltare e conoscere la musica dei grandi circuiti, delle grandi etichette (in un mondo dove ormai oltre il 90 per cento della produzione musicale internazionale è in mano a pochissime multinazionali) basta accendere la radio, o Mtv. O magari leggere una rivista come Rolling Stone.

Su Mp3.com, come sui siti succitati, c’è Altro.

La domanda “ma come fanno Vitaminic e Mp3.com ad avere grossi sponsor se pubblicano musica sconosciuta?” contiene la risposta.

I grossi sponsor e gli investitori in Borsa si rendono conto del potere enorme che ha la diffusione via web della musica, potere così grande da aver messo in discussione ed in agitazione tutte le multinazionali (già terremotate dai sussulti della pirateria).

Ed è altresi paradossale la tesi dell’articolo secondo cui nessuno tra le migliaia di gruppi musicali presenti sui siti succitati “sfonda” pubblicando un cd tradizionale!

Pubblicare musica in rete non è evidentemente solo un mezzo ma per moltissimi, a quanto pare, è il fine. Un traguardo prezioso e facilmente raggiungibile, senz’altro più facile da raggiungere piuttosto che un colloquio al 43esimo piano della Sony o una recensione prezzolata su Rolling Stone.

Musica buona e non buona, l’importante è che si suoni e che qualcuno la ascolti. Il giudizio è personale, finalmente è l’ascoltatore che può giudicare e non sono più il Dj di una radio o le logiche di mercato a selezionare la musica che viene diffusa e trasmessa. Se non è solo questo un buon motivo per fare di Mp3.com et similari dei siti rivoluzionari…

Luca Sofri riesce invece a definire “poca ciccia” il contenuto di un sito che offre circa 40mila differenti artisti. Analizzando la classifica dei più gettonati, anche se il gettone è gratuito in questo caso, viene notato che l’unico nome di un gruppo affermato è quello degli Eagles (più che gruppo affermato parlerei di gruppo “raffermo”) e ci si stupisce degli altri nomi sconosciuti in lista.

“Per carità, può anche essere musica decente”, scrive il nostro. Evidentemente, se viene ascoltata e se gli Eagles sono solo al quinto posto, è musica che piace, di gruppi che in quel contesto hanno successo.

Vitaminic non esce meglio dalla critica, con qualche paradosso. “Marlene Kuntz: non una band da hit-parade, ma sono comunque abbastanza noti e molto bravi”, e poi analizzando la classifica “ci sono in effetti quattro nomi noti agli esperti”. Ma insomma gli artisti devono essere noti, bravi o conosciuti solo dagli esperti? Cosa dovrebbe fare un sito che ha un successo enorme come Vitaminic per piacere alla critica musicale?

Dice ancora Sofri: “altrettanto si può dire delle centinaia di artisti ospitati da Vitaminic: gli auguriamo di farcela, ma per ora non sfonda nessuno, malgrado le fantasiose autodescrizioni”. Non significa forse “sfondare” pubblicare dei brani su un sito di successo come Vitaminic o ancor meglio su Mp3.com che ha mezzo milione di accessi al giorno? Avere la propria musica accessibile da chiunque senza dover sottostare alle logiche della distribuzione e della stampa di un Cd?

Molto spesso inoltre la qualita è inversamente proporzionale al successo che un gruppo ottiene… per cui benvengano overdosi di Vitaminic ed affini. Le orecchie del mondo hanno voglia di suoni nuovi. A riprova che finalmente sul web diventa oro anche quello che non luccica, che il valore delle cose è nelle cose e non sempre nel loro quoziente di vendibilità o di diffusione.

Mezzo milione di navigatori al giorno evidentemente lo sanno ed è per questo che vanno a sentirsi la musica su Mp3.com. E con mezzo milione di contatti al giorno perché stupirsi di trovare il sito quotato in Borsa?

Luca Schiavoni

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Pubblicato il
31 mar 2000
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