Napster è morto. Napster chi?

Napster è morto. Napster chi?

Si chiude definitivamente l'avventura della seminale piattaforma di condivisione di contenuti musicali. Il "marchio" Napster sparisce e si fonde con Rhapsody, resterà il ricordo di una rivoluzione tuttora in divenire
Si chiude definitivamente l'avventura della seminale piattaforma di condivisione di contenuti musicali. Il "marchio" Napster sparisce e si fonde con Rhapsody, resterà il ricordo di una rivoluzione tuttora in divenire

Napster è morto, e questa volta resterà morto per sempre: lo storico “marchio” della condivisione musicale in rete, passato per le forche caudine della violenta rappresaglia legale delle Big Four del disco e reinventatosi store digitale con tutti i crismi della legalità, sparirà fondendosi con Rhapsody .

La piattaforma musicale di streaming e download – la maggiore del genere negli USA dopo iTunes – ha infatti già acquisito tutti i diritti, gli asset e gli utenti di Napster pagando a Best Buy una cifra ad oggi sconosciuta. Ora le speculazioni sono ufficiali: Napster come marchio autonomo non esisterà più .

Una breve cronistoria dell’avventura di Napster è d’obbligo: nata nel 1999 come piattaforma centralizzata per la condivisione libera di brani musicali fra utenti, la società fondata da Shawn Fanning, John Fanning e Sean Parker è stata fatta letteralmente a pezzi dall’assalto legale di RIAA e del mondo musicale “ufficiale”.

Col tempo il “brand” Napster si è reinventato store digitale legale, ma è indubbio che i suoi numerosi lasciti sopravvivano senza di esso: da Napster deriva l’esplosione della supernova del P2P decentralizzato (Gnutella, Gnutella 2, eDonkey, Kademlia ecc.), a Napster va il merito di aver trasformato il formato MP3 in un fenomeno di massa e di aver aperto le porte al nuovo “eden” della musica digitale dove un colosso del calibro di Apple la fa da padrone.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 5 dic 2011
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