Net neutrality, si muovono le aziende di Internet

Net neutrality, si muovono le aziende di Internet

L'associazione dei grandi operatori telematici riafferma il proprio supporto a una Internet senza corsie preferenziali pagate a peso d'oro in un documento inviato alla FCC. Che ora dovrà decidere sulle nuove regole
L'associazione dei grandi operatori telematici riafferma il proprio supporto a una Internet senza corsie preferenziali pagate a peso d'oro in un documento inviato alla FCC. Che ora dovrà decidere sulle nuove regole

Le consultazioni pubbliche sul nuovo volto della net neutrality americana sono quasi concluse, e alla Federal Communications Commission (FCC) è pervenuta anche la posizione compatta delle corporation riunite sotto l’ombrello della Internet Association in difesa di una Internet senza corsie preferenziali di sorta.

Il commento dell’associazione a cui partecipano Google, Amazon, Facebook, Netflix e tanti altri (36) colossi della net economy si oppone fermamente alla “segregazione” di Internet in linee superveloci e linee lente, una separazione che porterebbe alla distorsione del mercato con danni all’innovazione, alla concorrenza e in definitiva agli interessi degli utenti della Rete delle Reti.

Piuttosto che prevedere la presenza di linee veloci capaci di veicolare certi tipi di traffico più facilmente di altri, spiega la Internet Association, le nuove regole della FCC dovrebbero garantire un’equità di trattamento alle esigenze degli utenti ed eguale protezione di legge alle varie reti (sia wireless che fisse) scelte dagli utenti per accedere a Internet.

La FCC si è sin qui dichiarata a favore delle fast lane che per la IA trasformerebbero l’attuale “open” Internet in una rete a pagamento, che rassomiglia più al business delle televisioni via cavo che a un network telematico liberamente accessibile e fruibile da tutti.

Di IA fa parte anche Netflix, la corporation dello streaming cinematografico che più di tutte è coinvolta, in questi mesi, nel dibattito sulla net neutrality a stelle e strisce e che continua a dover fare i conti con le conseguenze della sua crescita di popolarità: nemmeno il sopraggiunto accordo di peering tra l’azienda e il provider Verizon , per esempio, sembra aver risolto il problema della riduzione nel bitrate degli abbonati sulle reti in fibra ottica di Verizon FIOS .

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
15 lug 2014
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