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di Mafe de Baggis - Tra merce e valori, l'economia del dono: dare spontaneamente e ricevere relazioni. E se si convertisse tutto in valuta?
di Mafe de Baggis - Tra merce e valori, l'economia del dono: dare spontaneamente e ricevere relazioni. E se si convertisse tutto in valuta?

E se esistesse una metrica capace di misurare il nostro valore sociale? La nostra utilità rispetto al gruppo a cui apparteniamo? Il nostro coefficiente di senso? E se questa metrica fosse una valuta come l’euro o il dollaro, ma premiasse chi è più amato, generoso, simpatico?

Le cose più importanti della vita non sono in vendita e non sono misurabili. L’amore, la tranquillità d’animo, la fiducia, un buon metabolismo, la capacità di vivere il momento: nessuna di queste cose è in vendita, anche se buona parte del marketing consiste nell’ideare dei loro succedanei, concreti o metaforici.

Come da claim di una nota carta di credito, alcune cose “non hanno prezzo”, nel senso che non solo hanno un valore incommensurabile, ma soprattutto non sono acquistabili in nessun negozio, foss’anche per super ricchi.

Una possibile terra di mezzo tra il mondo della mercificazione e il mondo dei valori impalpabili però esiste, e ha trovato proprio in rete il suo spazio ideale. È l’economia del dono, che trova la sua massima espressione nella condivisione continua di beni digitali, competenze, informazioni, pezzi di lavoro, codice, foto, video, testi. L’economia del dono è alla base della rete sociale: non c’entra niente con la bontà o con il baratto perché consiste più nel mettere spontaneamente qualcosa a disposizione di chiunque che nel rispondere a una richiesta precisa. La spontaneità del dono viene ampiamente ripagata in capitale sociale e numerose idee o startup dell’ultima periodo stanno cercando un modo per misurarlo e dargli un valore concreto.

Nel linguaggio di Twollars , l’idea di partenza è stata la misurazione e l’esplicitazione della enorme quantità di “energia sociale” in circolazione su Twitter. Regalare twollars è un po’ come dare un favorite o un like, ma facendo un passettino avanti: i “twollars” possono essere convertiti in dollari da uno sponsor che li dona concretamente a un’associazione benefica. Non una genialata come modello di business, temo, ma comunque nel quadro generale un esperimento interessante.

Joytopia invece sta lavorando a un progetto di “moneta della vita” nel contesto di un'”economia naturale” basata sui “thanks point”. Ogni iscritto riceve 50 “grazie”, un po’ come i prop di Blip.fm , e se non li usa nei tempi indicati li perde.

Twollars e Joytopia sono due giochini che probabilmente avranno vita breve: di tutta altra dignità il progetto Gcredit , “una valuta personale assegnata per il valore sociale scambiato”: i crediti vengono calcolati utilizzando un algoritmo di Google dal funzionamento simile al Page Rank. Oltre ai tecnicismi forse difficili da risolvere (Gcredit partecipa all’abbandonato, per ora, Google Project 10^100 ) l’idea geniale di Gcredit è di creare due economie separate, una per i beni di prima necessità, un’altra per i beni superflui. La prima viene alimentata dalla generosità collettiva, la seconda continua a funzionare con i meccanismi del mercato. Difficile non essere d’accordo con la conclusione: “il progresso nel mondo può iniziare solo quando tutti hanno il necessario per sopravvivere”.

Sospendendo il giudizio sui singoli esperimenti, e considerando cosa è successo nei mercati finanziari nell’ultimo periodo, possiamo dire che i tempi sono maturi per una valuta p2p, il cui valore e le cui fonti di guadagno sono decise dinamicamente dall’energia sociale che ciascuno di sprigiona e diffonde in rete. Bello? Brutto? Sicuramente diverso.

Mafe de Baggis
Maestrini per Caso

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Pubblicato il
20 mar 2009
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