Negli ultimi mesi abbiamo assistito a una corsa a soluzioni IA particolarmente avanzate, da ChatGPT e Bing Chat a servizi di terze parti più piccoli, meno noti ma molto utili nei loro casi d’uso specifici. Al contempo, sono aumentate le preoccupazioni del pubblico, che ora teme l’uso improprio dell’intelligenza artificiale sia nei posti di lavoro, sia nel privato, con un impatto potenzialmente negativo e critico nei confronti della società. Lo stesso CEO di OpenAI ha manifestato i suoi timori per la necessità di “governare la superintelligenza”. In Italia, nel mentre, il Garante della Privacy guarda a tutte le app IA disponibili online con molta attenzione.
Non solo ChatGPT: attenti a tutte le app IA
Come riportato da Corriere Comunicazioni, dopo la saga che ha visto il ban e il ritorno di ChatGPT in Italia il Garante per la protezione dei dati personali si prepara a esaminare altre piattaforme di intelligenza artificiale. A confermarlo è stato Agostino Ghiglia, componente della stessa Autorità, affermando che quest’ultima ha in programma una revisione ad ampio raggio delle app di IA generativa e apprendimento automatico disponibili online, al fine di verificare la conformità alle leggi sulla privacy.
Parallelamente, Ghiglia ha aggiunto che il Consiglio del Garante della Privacy sta cercando tre consulenti nel campo dell’AI, specialisti in grado di supportare gli esperti di diritto che già compongono il Consiglio al fine di intervenire nella maniera più corretta possibile sul settore.
ChatGPT è stato quindi solo l’inizio di una indagine molto più larga, diffusa e concepita per proteggere infine i cittadini italiani dall’uso scorretto dei dati sensibili condivisi con gli strumenti IA che oggi chiunque ha utilizza almeno una volta al mese per puro diletto – o per lavoro.