L’India c’ha provato a vendere come buona la favola del laptop da 10 dollari , ma alla fine ha dovuto calare le carte sul tavolo dimostrando che non di computer propriamente detto si trattava e aveva comunque un costo parecchio superiore ai 10 dollari di cui sopra. In una inversione a U piuttosto inaspettata ora il governo indiano decide di rivolgersi a OLPC , l’organizzazione non-profit che produce e distribuisce la Children’s Machine , anche nota come XO o laptop da 100 dollari (che poi sono 200).
Inizialmente scettiche sulla validità dell’offerta di OLPC, le autorità indiane si sono dunque ricredute e hanno comunicato l’intenzione di adottare 250mila XO-1 in 1.500 diverse scuole, tanto per cominciare, con l’obiettivo dichiarato da parte della branca indiana dell’associazione di arrivare a distribuire 3 milioni di laptop per la fine di quest’anno.
Secondo quanto rivelato da Satish Jha, presidente e CEO di OLPC India, in realtà l’ostracismo nei confronti di XO non era affare che riguardasse il governo nel suo complesso ma soltanto il ministro dell’educazione, che nel 2006 aveva bollato come “pedagogicamente sospetta” la fornitura di un mini-laptop a ogni singolo bambino del paese.
Assieme alla commissione indiana, OLPC farà la sua comparsa anche in Sierra Leone con 5mila esemplari, anche se alcuni ricercatori africani hanno stabilito che in realtà XO sarebbe una “terza scelta”, dopo l’Eee PC di Asus e il Classmate di Intel, per chi si troverà a usare un PC nelle zone rurali del continente nero.
I 250mila XO pronti per sbarcare in India rappresentano a ogni modo un importante boccata d’ossigeno per il progetto OLPC, che recentemente ha subito i contraccolpi della crisi economica e di risultati non proprio all’altezza della “vision” propagandata da Negroponte. In futuro le cose dovrebbero migliorare grazie all’impiego di CPU economiche prodotte da VIA , assieme alla materializzazione del rinnovato XO 2.0 in tempo per il 2010.
Alfonso Maruccia