Oracle porta Open Office tra le nuvole

Oracle porta Open Office tra le nuvole

Una nuova versione della suite di produttività "alternativa" per antonomasia. Ora si può anche lavorare nella cloud, e (pagando) integrare tutto con la comunicazione aziendale
Una nuova versione della suite di produttività "alternativa" per antonomasia. Ora si può anche lavorare nella cloud, e (pagando) integrare tutto con la comunicazione aziendale

Sprezzante del guanto di sfida lanciato da The Document Foundation e dal fork LibreOffice , Oracle dimostra di voler continuare a investire sul progetto Open Office rilasciando la nuova versione 3.3. Per l’occasione la suite di produttività open source sbarca tra le nuvole del cloud computing e appronta nuovi strumenti di collaborazione per il settore enterprise – naturalmente a pagamento.

La distribuzione di Oo.org 3.3 arriva a non molta distanza dalla defezione di una parte importante della community di sviluppo tedesca, e accanto alle tradizionali caratteristiche tecniche (supporto ODF, standard aperti e proprietari di Microsoft Office) la suite FOSS ora include la possibilità di connettere la postazione di lavoro alle infrastrutture di comunicazione aziendale, sia proprie di Oracle (E-Business Suite, Oracle Business Intelligence) che di Microsoft (Sharepoint).

L’altra importante novità di Oo.org si chiama “Cloud Office 1.0”, vale a dire un’interfaccia di produttività centralizzata accessibile attraverso il web – anche da sistemi mobile e smartphone . Con Cloud Office Oracle entra nella già affollata arena di Google Docs e Office 365 , mettendo a disposizione di utenti e organizzazioni aziendali un sistema integrato che dovrebbe offrire ampia possibilità di scelta per le diverse esigenze di produttività.

Non è un caso che Oracle vanti l’accoppiata Cloud Office 1.0 + Open Office 3.3 come un sistema in grado di “fornire suite di produttività complete, aperte e convenienti realizzate e ottimizzate per le esigenze dei nostri clienti”, un sistema flessibile attraverso il quale sarà ora possibile “supportare gli utenti attraverso un’ampia varietà di dispositivi e piattaforme, sia che si tratti di desktop, cloud privata o pubblica”. Con buona pace di chi l’accoppiata tra cloud computing e open source proprio non la vede di buon occhio .

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
16 dic 2010
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