P2P, il router del sospetto

P2P, il router del sospetto

La semplice detenzione potrebbe costituire una prova a favore dei signori del copyright. Almeno secondo il Boston College, che ha consigliato ai suoi studenti di non installarli per evitare che terzi ne approfittino. Piovono critiche
La semplice detenzione potrebbe costituire una prova a favore dei signori del copyright. Almeno secondo il Boston College, che ha consigliato ai suoi studenti di non installarli per evitare che terzi ne approfittino. Piovono critiche

Comuni esempi di violazione del copyright . Si intitola così una specifica lista stilata dal Dipartimento per i Servizi IT del Boston College, ad illustrare a tutti i suoi studenti tutte quelle attività potenzialmente legate alla condivisione illecita dei contenuti.

Distribuire CD masterizzati, sfruttare reti di file sharing e client BitTorrent, inviare a mezzo posta elettronica canzoni scaricate dalla Rete. Ma nella lista è comparso anche uno strano suggerimento, che ha invitato gli studenti a non installare nelle proprie camere un router wireless .

Come sottolineato dagli stessi vertici del Boston College, “altre persone potrebbero condividere materiale illegale attraverso il vostro router, facendovi sembrare in apparenza colpevoli”. In altre parole, la semplice detenzione di un router potrebbe costituire una prova a supporto di eventuali accuse da parte dei detentori dei diritti .

Un suggerimento che ha scatenato non poche critiche , soprattutto da parte del procuratore locale Raymond Dowd. In almeno tre processi la semplice detenzione di un router è stata sfruttata per la difesa degli utenti e non per l’accusa . I responsabili del Dipartimento per i Servizi IT hanno ora eliminato questo esempio dalla loro lista.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 7 apr 2011
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