Pegatron, lo sporco lavoro cinese

Pegatron, lo sporco lavoro cinese

Il fornitore di Apple e di numerosi colossi dell'elettronica di consumo è finito nel mirino degli attivisti per le scarse condizioni lavorative e i carichi orari al di sopra dei limiti di legge. Cupertino indagherà, Pegatron nega
Il fornitore di Apple e di numerosi colossi dell'elettronica di consumo è finito nel mirino degli attivisti per le scarse condizioni lavorative e i carichi orari al di sopra dei limiti di legge. Cupertino indagherà, Pegatron nega

Un nuovo rapporto sulle difficili condizioni lavorative in terra asiatica, dalle indagini condotte dall’organizzazione newyorchese China Labor Watch (CLW) tra le catene di assemblaggio gestite da Pegatron, uno dei principali fornitori del colosso californiano Apple. Con base a Taiwan, Pegatron è stata accusata di violazione delle leggi cinesi sul lavoro , applicando ingiuste trattenute sui salari o addirittura mancando l’appuntamento con la retribuzione periodica dei lavoratori.


Tra le altre accuse mosse dagli attivisti di CLW, i vertici di Pegatron non avrebbero fornito sufficiente assistenza nella formazione dei dipendenti, costringendoli agli straordinari senza esplicito consenso. Nel mirino è finita anche la stessa Apple, in particolare su quanto effettivamente fatto per ridurre il carico di lavoro massimo settimanale a 60 ore, come previsto dalla normativa cinese. Il report di CLW ha evidenziato un carico fino a quasi 70 ore , mentre i vertici di Pegatron avrebbero falsificato le documentazioni per rientrare nei tempi stabiliti dalla legge.

Nello specifico , gli attivisti newyorchesi hanno ispezionato tre fabbriche controllate da Pegatron in terra cinese, intrufolatisi sotto mentite spoglie e conducendo centinaia di interviste ai lavoratori locali. Stando alle ultime indiscrezioni trapelate online, nei centri del contractor taiwanese si starebbe lavorando alla produzione di un modello di iPhone a basso costo, nella guerra sul mercato degli smartphone con l’altro gigante Samsung. In un comunicato di risposta, Apple ha sottolineato come la media oraria di lavoro resti inferiore alle 50 ore .

La stessa Pegatron ha respinto le accuse degli attivisti, ribadendo l’importanza cruciale dei suoi lavoratori che avrebbero a disposizione numerosi canali di comunicazione per esprimere ogni bisogno o presentare reclami sulle condizioni di lavoro . L’azienda di Cupertino ha comunque deciso di indagare sulla questione relativa ai salari non corrisposti, che dovranno essere pienamente rimborsati.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 29 lug 2013
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