Perplexity, il motore di ricerca AI, ha annunciato di essere al lavoro su un proprio browser chiamato Comet. Al momento, i dettagli su Comet sono alquanto scarsi. Non sappiamo quando sarà disponibile, né come sarà fatto. L’unica certezza è il nome, svelato in un post su X, che invitava gli utenti a iscriversi a una lista d’attesa.
Comet: A Browser for Agentic Search by Perplexity
Coming soon. pic.twitter.com/SwVSwudgtN
— Perplexity (@perplexity_ai) February 24, 2025
Svelato Comet, il browser di Perplexity con funzioni AI integrate
Secondo un portavoce di Perplexity, l’azienda vuole “Reinventare il browser così come ha reinventato la ricerca“. Parole ambiziose, che lasciano presagire grandi cose. O almeno, grandi aspettative. Inutile girarci intorno: il mercato dei browser è più affollato di un vagone della metro all’ora di punta. Tra i big come Chrome e una miriade di alternative di terze parti, c’è l’imbarazzo della scelta.
Molti di questi browser, come l’imminente Dia di The Browser Company, offrono funzionalità basate sull’AI che potrebbero far concorrenza a quelle di Perplexity. Ma l’azienda potrebbe avere un asso nella manica: la sua base di utenti del motore di ricerca, che potrebbe convertire rapidamente in utilizzatori di Comet.
Perplexity sta ampliando il suo portafoglio prodotti a un ritmo da far invidia a un pilota di Formula 1. Solo questo mese ha lanciato Deep Research per rivaleggiare con OpenAI e Google. E a gennaio aveva già fatto due colpi grossi: un assistente AI per Android e un’API per la ricerca AI. Insomma, l’azienda non sta certo con le mani in mano.
Valutazione stellare e investimenti milionari, ma occhio alle grane legali
Fondata nel 2022, Perplexity avrebbe raccolto oltre 500 milioni di dollari da investitori di venture capital, raggiungendo una valutazione di 9 miliardi di dollari. Il suo motore di ricerca gestisce oltre 100 milioni di query a settimana. L’azienda ha anche lanciato un programma pubblicitario.
Ma non è tutto rose e fiori. Perplexity deve fare i conti con alcune grane legali con gli editori, che l’accusano di “cleptocrazia dei contenuti“. Diversi siti di notizie, dal New York Times a Dow Jones, hanno espresso preoccupazione per il modo in cui Perplexity replica i loro contenuti.
L’azienda, che offre un programma di condivisione dei ricavi per le testate, afferma di rispettare i contenuti degli editori. Ma la questione resta spinosa e potrebbe creare qualche grattacapo lungo il percorso.