Bruxelles – “Diplomazie” al lavoro per riuscire a concludere entro il prossimo 5 giugno l’accordo tra Unione europea e Stati Uniti sul cosiddetto “safe harbor”, il progetto che potrebbe portare alla “pace” sulla “questione privacy” che da più di tre anni divide UE e USA. Ieri il portavoce del commissario al mercato interno Frits Bolkestein ha avvertito gli americani del fatto che, sebbene la UE sembri intenzionata ad accettare il safe harbor, tutto può ancora succedere.
Da tre anni USA e UE “combattono” sulla questione privacy. E questo perché una direttiva europea stabilisce protezioni forti per via legislativa sulla privacy dei cittadini europei e impedisce lo scambio di dati con aziende di paesi nei quali non vigono protezioni altrettanto adeguate. Gli USA, il cui “sistema privacy” è molto meno regolamentato e basato su un mix di componenti (prassi, autoregolamentazione, leggi locali), da questo punto di vista sono considerati “a rischio”.
Il “safe harbor” (porto sicuro) prevede che le aziende americane che si impegnano volontariamente a seguire certe pratiche di gestione dei dati possano scambiare informazioni e in definitiva commerciare con aziende e cittadini dell’Unione europea. Non solo, i dati dovranno essere protetti per evitare che siano diffusi o modificati o comunque accessibili a chi non è autorizzato. Per molte imprese americane di e-commerce il safe harbor rappresenta un approdo importante: secondo gli esperti, infatti, la direttiva UE avrebbe limitato grandemente l’appeal dell’e-commerce americano per gli utenti europei. Oltre a creare anche problemi regolamentari.
Starà al Dipartimento del Commercio americano valutare le aziende o i gruppi di aziende statunitensi intenzionate ad affiliarsi al programma e quindi a procedere negli scambi. Come hanno specificato ieri fonti della Commissione, qualora la UE avesse la sensazione che la supervisione non sia sufficientemente efficace, l’intero accordo potrebbe saltare e il safe habor potrebbe essere smantellato.
La scadenza del 5 giugno è ritenuta impegnativa dalle parti, anche perché il processo di approvazione del safe harbor in ambito UE non è rapido. Anzitutto due comitati di valutazione devono approvare il progetto, poi il Parlamento Europeo dovrà esprimere un parere non vincolante sulla questione e solo successivamente la Commissione potrà dare il via libera al tutto.
Va anche detto che in questa trattativa si inseriscono due problemi collaterali. Il primo sta nel fatto che negli USA le associazioni dei consumatori già rumoreggiano perché hanno scoperto che i cittadini europei sono, almeno sulla carta, protetti meglio sul piano della privacy. Il secondo è invece legato ad Echelon, il supersistema di sorveglianza gestito in primis dagli Stati Uniti, sul quale il Parlamento italiano ha appena deciso di varare una approfondita inchiesta, per accertarne i veri obiettivi.