Quei 10 (tremendi) spot tecnologici

Quei 10 (tremendi) spot tecnologici

Una scelta arbitraria ma di grande impatto: strategie di comunicazione archiviate da anni, un come eravamo della tecnologia. Le réclame dell'hi-tech degli scorsi decenni con in più lo spot che invita a non piratare i floppy
Una scelta arbitraria ma di grande impatto: strategie di comunicazione archiviate da anni, un come eravamo della tecnologia. Le réclame dell'hi-tech degli scorsi decenni con in più lo spot che invita a non piratare i floppy

Imperversano le iniziative di viral marketing , di pubblicità homemade e altri marketing mix crossmediali : e proprio ora cnet ripropone invece un florilegio dei messaggi pubblicitari più discutibili, ed oggi più divertenti, degli ultimi decenni. Spot accumunati dal fatto di essere stati utilizzati per promuovere o parlare di tecnologia.

Aerobica e body di lycra fluo sono gli indiscussi protagonsti dello spot British Telecom, che in un periodo imprecisato degli anni ottanta proponeva un telefono così sottile e appealing da indurre giovani signorine imbellettate ad aggrovigliarsi con il suo cavo. Vantava persino il tasto per il recall.

Per la categoria “cavalli di battaglia”, ecco il siparietto che accoglie in sala gli spettatori: identico a quello riproposto in Italia, oggetto di innumerevoli parodie , è un chiaro esempio di come l’industria dei contenuti fallisca nella comunicazione persuasiva del mercato. Gli autori della selezione non usano mezzi termini: “irritante”.

Ma i criminali della pirateria non si blandivano nemmeno negli scorsi decenni: target della ramanzina, i giovani gamer. Inserito un floppy per trafugare il giochino del momento, ci si doveva aspettare che un rapper assoldato dall’industria comparisse sullo schermo per mitragliare un predicozzo in rima: don’t copy that floppy , non copiare quel floppy . Un lungo ma imperdibile spot.

Ma negli anni ottanta era uno strumento pubblicitario abusato quello del rap. Lo ripropone persino Microsoft in un esilarante video promozionale che invita al primo aggiornamento gli utenti di MS DOS: con l’aiuto di tre coriste e di una lavagna animata, quello che dovrebbe essere un noioso amministratore di sistema si rimpicciolisce, si proietta negli schermi dei discenti sempre più coinvolti per diffondere il verbo: MS DOS upgrade five, no pc should be without it .

È invece proiettata nel mondo parallelo in-game la famigliola protagonista della campagna Atari: a bordo di bolidi ora poco credibili, competono in una corsa fra chicane ed esplosioni sui circuiti di Pole Position: un realismo tale da far strillare la genitrice.

Riesumato anche un video promozionale proiettato alle conferenze Microsoft. Sono i prodromi della vivacità epifanica di Steve Ballmer, che fa il verso ai predicatori televisivi della religione del consumo: “quanto sborsereste per Windows 1.0? – si sgola Ballmer – Cinquecento dollari? Mille? Solo 99 dollari, incredibile ma vero!”

Di tutt’altra natura la strategia di comunicazione Apple. Si era tentata la via del testimonial belloccio e raffinato, un Kevin Costner giovane, sconosciuto e poco avvezzo all’uso del mouse. Una tattica che pare non abbia pagato quanto gli sfondi bianchi e il minimalismo spiritoso della campagna ” Switch to Apple “, riproposti nella più recente serie di pubblicità comparative , che vedono un Mac giovane e disinvolto intrattenersi con un maldestro PC.

Solo per gli appassionati del genere, lo spot ammiccante di Commodore 64. Tecnologie proposte all’epoca come il non plus ultra non sono che oggetti di culto, o ricordi polverosi quanto le strategie di comunicazione utilizzate.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 21 set 2007
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