Radio a Colori, parte l'appello web

Radio a Colori, parte l'appello web

Contro la chiusura della radio-trasmissione che si è occupata spesso e volentieri di diritti telematici e libertà digitali si mobilita Articolo 21 che chiede una mano agli utenti internet
Contro la chiusura della radio-trasmissione che si è occupata spesso e volentieri di diritti telematici e libertà digitali si mobilita Articolo 21 che chiede una mano agli utenti internet


Roma – C’è preoccupazione nei molti che da lungo tempo seguono una delle trasmissioni più felici della radio italiana nonché punto di riferimento per la segnalazione dei tanti guasti e problemi che incontrano i cittadini di questo paese, spesso occupandosi anche di Internet e cyber rights . La Radio a Colori di Oliviero Beha come molti sanno è stata sospesa per l’estate ma non c’è alcuna garanzia che riapra a settembre.

“Ufficialmente – spiegano a Punto Informatico fonti vicine alla trasmissione – la sospensione è stata decisa per dar spazio alla programmazione sportiva, Europei e Olimpiadi. Ma tenendo in considerazione che da questa mattina al posto nostro va in onda un programma musicale è facile capire che le ragioni sono altre”.

Un recentissimo articolo apparso su La Repubblica avvicina la chiusura della trasmissione alle richieste di chiarezza avanzate da Beha sulla questione della pubblicità occulta nelle trasmissioni sportive RAI. “Questo no a Beha – ha commentato in proposito Roberto Natale dell’Usigrai – arriva subito dopo le polemiche delle quali è stato co-protagonista per la sua richiesta di trasparenza della programmazione Rai. Il servizio pubblico non si può permettere risposte che assomigliano tanto ad uno stizzito calcio negli stinchi”.

Contro tutto questo Articolo21 ha predisposto l’appello Salviamo la Radio a Colori .

Nell’appello predisposto dall’associazione che si batte per il diritto di stampa e di espressione si legge, tra l’altro, che “la chiusura della versione estiva del programma – e la minaccia implicita di non far riprendere il programma anche a settembre – è un grave segnale di arroganza politica. Che colpisce tutti, prima di tutto noi ascoltatori. E’ il segno esplicito di come la radio pubblica stia diventando sempre meno pubblica. Un segno da non passare sotto silenzio”.

“L’unico modo per combattere le censure – afferma l’associazione – è renderle pubbliche. Perciò facciamo sentire la nostra protesta”.

Intanto su BehaBlog iniziano ad arrivare segnalazioni e commenti di utenti che hanno in questi anni potuto apprezzare l’eccellenza della trasmissione di Beha.

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Pubblicato il
15 giu 2004
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