Si affideranno ad avvocati che batteranno il mondo della tecnologia, che esploreranno lo scenario IT statunitense alla ricerca di invenzioni distillate in brevetti depositati presso lo US Patent Office. Undici colossi della information technology faranno scudo dietro ad una coalizione ben foraggiata, si difenderanno dai cosiddetti patent troll battendoli sul tempo nell’avventarsi sui brevetti che potrebbero essere impugnati contro di loro.
A partecipare, rivela il Wall Street Journal , saranno pesi massimi del mondo dell’IT: persone informate dei fatti assicurano che Verizon, Google, Cisco, HP e Ericsson faranno convergere dobloni e fiducia in Allied Security Trust , coalizione che li metterà al sicuro dalle aziende che operano a cavallo tra rivendicazioni legali e tecnologia per sfilare denari alle aziende più solide rivendicando brevetti a destra e sinistra, i patent troll appunto.
Il patent trolling è un business che frutta : complici le leggi statunitensi, Coalition for Patent Fairness assicura che sono più che triplicati dal 1990 ad oggi i processi che vertono sulla paternità di idee e innovazioni. I procedimenti dei patent troll sono spesso basati sull’individuazione di brevetti depositati che si sovrappongano alle innovazioni delle grandi aziende: acquistatine i diritti, quei brevetti vengono scagliati contro i colossi dell’IT per spillar loro denari.
Allied Security Trust si improvviserà patent troll , ma a solo scopo difensivo , assicura il Journal : in cambio di 250mila dollari per entrare a far parte del club, in cambio di versamenti di 5 milioni di dollari che vadano a rimpinguare il fondo della coalizione, le aziende che parteciperanno potranno contare su frotte di avvocati incaricati di esaminare quanto di nuovo c’è sul mercato e di assicurarsi i diritti sulle innovazioni che potrebbero sovrapporsi alle loro. In questo caso si procederà alla campagna acquisti per cercare di accaparrarsi i diritti sull’invenzione prima che vi si avventi il patent troll.
Una volta completato l’acquisto, le aziende che convergeranno in Allied Security Trust si assicureranno una licenza non esclusiva sulla tecnologia in questione e procederanno alla rivendita del brevetto. “Non sarà uno strumento offensivo – assicura Brian Hinman, CEO del Trust nonché a capo della divisione dedicata alla proprietà intellettuale di IBM – Le aziende non intendono lucrare su queste transazioni”.
A fronte di un cartello che potrebbe fagocitare il patrimonio di proprietà intellettuale di piccole aziende e gruppuscoli con ottime idee, la reazione della rete appare tiepida. C’è chi suggerisce che l’alleanza, con qualsiasi scopo venga imbracciato il suo potenziale, non è che un segno delle falle che affliggono il sistema statunitense dei brevetti.
Gaia Bottà