Red Star, watermarking in salsa nordcoreana

Red Star, watermarking in salsa nordcoreana

Nuove analisi identificano il sistema con cui Pyongyang è solita tenere traccia delle attività informatiche dei suoi cittadini: basta aprire un file o un documento per potersi considerare tracciabili ad libitum
Nuove analisi identificano il sistema con cui Pyongyang è solita tenere traccia delle attività informatiche dei suoi cittadini: basta aprire un file o un documento per potersi considerare tracciabili ad libitum

La Corea del Nord ha il suo simil-clone di Mac OS X con cuore di Linux, e il fatto è noto da tempo ; a essere meno noto, e ora emerso grazie all’ analisi di un ricercatore di sicurezza , era il modo in cui il sistema operativo potesse tenere sotto controllo costante le attività dei suoi utenti.

Red Star adotta una vera e propria tecnica di watermarking estesa a livello di sistema operativo, scrive il ricercatore Florian Grunow, un meccanismo basato prima di tutto sulla presenza di file binari proprietari e di un modulo kernel personalizzato chiamato rtscan .

Una delle caratteristiche che più balzano all’occhio durante l’analisi dei binari è la funzione gpsWatermarkingInformation , riferisce ancora Grunow, una funzionalità utilizzata per “agganciare” tag identificativi ai file di dati creati, salvati o aperti su Red Star con tanto di ID basato su numeri seriali collegati all’hardware del PC.

Fra i tipi di file “segnati” da Red Star ci sono i documenti Microsoft Word, i file immagine in formato JPEG e persino i brani audio, sostiene Grunow, anche se i documenti creati con la suite FOSS OpenOffice sembrano essere immuni dal watermarking forzato dell’OS coreano.

Sia come sia, il messaggio diffuso da Grunow è inequivocabile: creare e usare documenti e file multimediali su RedStar OS può mettere in una situazione a dir poco pericolosa , se si abita in Corea del Nord. Sull’OS comunista i file non sono privati e il tracciamento degli utenti è sempre possibile.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
12 ago 2015
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