Rinnovabili: tutto pronto, ma va abbattuta la burocrazia

Rinnovabili: tutto pronto, ma va abbattuta la burocrazia

Elettricità Futura chiede allo stato di sburocratizzare le pratiche per l'installazione di rinnovabili: 85 miliardi sono già pronti ad essere investiti.
Rinnovabili: tutto pronto, ma va abbattuta la burocrazia
Elettricità Futura chiede allo stato di sburocratizzare le pratiche per l'installazione di rinnovabili: 85 miliardi sono già pronti ad essere investiti.

Il mondo delle rinnovabili lo chiede a gran voce già da molto tempo: per poter spingere davvero su questo fronte occorre semplicemente sburocratizzare le procedure, offrendo velocità e certezze agli imprenditori che sono pronti a mettere in campo i propri capitali. Nelle stesse ore in cui l’Europa presenta il proprio piano di REPowerEU, Elettricità Futura (gruppo parte di Confindustria, legato alle imprese rappresentanti ben il 70% del mercato elettrico italiano) ribadisce il proprio accorato appello: se lo Stato rimuove le barriere all’ingresso, il flusso di capitali in entrata sarà estremamente ampio. Nonché immediato.

Così ha spiegato Agostino Re Rebaudengo, Presidente di Elettricità Futura:

60 GW di nuovi impianti rinnovabili faranno risparmiare 15 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, ovvero il 20% del gas importato. O, in altri termini, oltre 7 volte rispetto a quanto il Governo stima di ottenere con l’aumento dell’estrazione di gas nazionale. […] Già dieci anni fa abbiamo dato dimostrazione di poter installare 11 GW all’anno. Oggi con tecnologie più performanti stiamo installando solo 1 GW mentre abbiamo la capacità di 20 GW di rinnovabili all’anno. Il problema ce l’abbiamo dal punto di vista autorizzativo.

60GW e 85 miliardi di euro in 3 anni

I numeri parlano chiaro, insomma: installare 60GW di nuovi impianti è possibile (con 80 mila posti di lavoro creati) e ciò andrebbe a dare una grossa mano ai progetti nazionali di emancipazione dal gas russo. Il settore è pronto ad investire fino a 85 miliardi di euro, con grandi ricadute sull’economia nazionale e con importanti riflessi di lungo periodo sulle politiche energetiche. Il tempo di realizzazione previsto sarebbe pari a 3 anni: 20GW all’anno rappresenterebbero il ritmo attualmente percorribile e consentirebbero all’Italia di cambiare marcia sotto ogni punto di vista, in primis quello della sostenibilità.

Questi 60GW sarebbero ottenuti con limitato consumo del suolo, suddividendoli secondo queste quote:

  • 12 GW di eolico, idroelettrico e bioenergie
  • 48GW di fotovoltaico

Una composizione promiscua, insomma, per progetti che possono essere portati avanti in parallelo e che darebbero risultati immediati con durata nel lungo periodo. Le potenzialità immediate ci sono e l’appello al Governo e al MITE è semplicemente quello di offrire all’impresa la possibilità di accedere a questa opportunità così come la legge dovrebbe imporre, ossia con pratiche rapide, tempi certi e burocrazia snella.

Eppure oggi i problemi restano sul tavolo: secondo i dati presentati, un iter autorizzativo per impianti rinnovabili ha una durata media di ben 7 anni, ossia un arco di tempo del tutto incompatibile con qualsivoglia progetto imprenditoriale. Questo determina la morte prematura di ogni progettualità: il 50% dei tentativi non viene realizzato a causa dei ritardi e la parte restante giunge sul mercato con 6 anni di ritardo rispetto a quanto ci si potrebbe attendere.

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Pubblicato il
9 mar 2022
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