Samsung, commenti prezzolati per distruggere HTC?

Samsung, commenti prezzolati per distruggere HTC?

Nel mirino delle autorità antitrust di Taiwan, il produttore sudcoreano avrebbe pagato gli utenti per postare commenti diffamatori sui dispositivi prodotti dall'azienda rivale. Samsung nega, ma interrompe il marketing anonimo
Nel mirino delle autorità antitrust di Taiwan, il produttore sudcoreano avrebbe pagato gli utenti per postare commenti diffamatori sui dispositivi prodotti dall'azienda rivale. Samsung nega, ma interrompe il marketing anonimo

Avrebbe assoldato numerosi studenti asiatici per la pubblicazione di commenti diffamatori sui vari dispositivi prodotti da HTC , una strategia di marketing fraudolento sul forum TaiwanSamsungLeaks . Il gigante sudcoreano Samsung è così finito nel mirino delle autorità antitrust in terra taiwanese, accusato di pubblicità ingannevole e diffamazione in una indagine avviata dalle autorità locali.

Nella prima ricostruzione offerta dalla commissione d’indagine taiwanese, Samsung avrebbe agito tramite una delle sue agenzie pubblicitarie per la pubblicazione di commenti negativi sui vari dispositivi di HTC, incitando gli utenti taiwanesi all’acquisto di prodotti targati Samsung . In uno tra i tanti post analizzati dalla commissione antitrust, un utente si è lamentato dei frequenti crash del modello One X.

In un altro post, il modello Galaxy Note di Samsung viene ritenuto di gran lunga superiore al dispositivo XL di HTC , così come il Galaxy S3 batterebbe nettamente lo stesso One X per la durata della batteria e risoluzione. Nella denuncia presentata dai legali di HTC, gli interventi favorevoli alla gamma di prodotti Samsung sarebbero frutto della costante attività di utenti anonimi e prezzolati.

Sulla pagina Facebook di Samsung Taiwan , il colosso sudcoreano si è scusato per l’incidente, negando qualsiasi coinvolgimento diretto nella faccenda. Di conseguenza, il produttore asiatico ha deciso di interrompere qualsiasi strategia di marketing che coinvolga la pubblicazione di commenti in modalità anonima . L’azienda rischia comunque una multa da 25 milioni di dollari taiwanesi, circa 635mila euro.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 17 apr 2013
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