La Consumer Protection Cooperation Network ha avviato un’indagine nei confronti di Shein per la violazione delle leggi che tutelano i consumatori europei. L’azione, anticipata da Bloomberg, è correlata all’annuncio relativo alla riforma delle dogane. La Commissione europea ha inoltre inviato una richiesta di informazioni sulla base del Digital Services Act.
Shein vende prodotti illegali in Europa?
L’Unione europea vuole verificare se Shein vende prodotti illegali, ovvero non conformi alle leggi in vigore. C’è il “ragionevole sospetto” di numerose violazioni da parte dell’azienda cinese. Il procedimento è stato avviato sulla base di cinque direttive: pratiche commerciali sleali, diritti dei consumatori, clausole contrattali abusive, indicazione dei prezzi e commercio elettronico.
Negli ultimi anni è aumentato il numero di pacchi provenienti dalla Cina. La maggioranza di essi ha un valore inferiore a 150 euro, quindi sono esenti dai dazi e non sono soggetti a controlli stringenti. In Europa entrano quindi molti prodotti di bassa qualità che non rispettano le normative.
Un portavoce di Shein ha dichiarato:
Condividiamo l’obiettivo della Consumer Protection Cooperation Network di garantire ai consumatori europei la possibilità di fare acquisti online in tutta tranquillità e intendiamo collaborare strettamente con la Consumer Protection Cooperation Network e la Commissione per rispondere a qualsiasi preoccupazione.
Una simile indagine è stata avviata anche nei confronti del concorrente Temu.
Quasi contemporaneamente, la Commissione europea ha inviato una richiesta di informazioni (la seconda dopo quella di giugno 2024) sulla base del Digital Services Act. Shein deve fornire documenti e informazioni dettagliate sui rischi legati alla presenza di contenuti e beni illegali sul suo marketplace, sulla trasparenza dei sistemi di raccomandazione e sull’accesso ai dati da parte dei ricercatori.
La Commissione chiede inoltre all’azienda cinese di fornire informazioni dettagliate sulle misure adottate per mitigare i rischi relativi alla tutela dei consumatori, alla salute pubblica e al benessere degli utenti, oltre che dettagli sulla protezione dei dati personali. La risposta deve arrivare entro il 27 febbraio 2025.
Se le informazioni verranno considerate insufficienti potrebbe essere avviata un’indagine formale, come già avvenuto nei confronti di Temu a fine ottobre 2024.