SKY, SECA 2 non morrà nel 2004

SKY, SECA 2 non morrà nel 2004

Duro attacco del costruttore Jepssen contro l'operatore satellitare che in tribunale, dove si difende da pesanti accuse, annuncia: la scadenza di fine 2004 non sarà rispettata. A rischio le sat-tv indipendenti?
Duro attacco del costruttore Jepssen contro l'operatore satellitare che in tribunale, dove si difende da pesanti accuse, annuncia: la scadenza di fine 2004 non sarà rispettata. A rischio le sat-tv indipendenti?


Roma – Da mesi, come noto, SKY Italia ha annunciato che cesserà alla fine del 2004 la diffusione delle trasmissioni in codifica SECA 2, quella più ampiamente utilizzata dai dispositivi di ricezione. Una decisione sulla quale è in corso una battaglia a tutto campo tra la stessa SKY ed operatori del settore, costruttori e utenti. Ma ora arriva una smentita.

Dopo ripetute prese di posizione con le quali SKY ha sostenuto la necessità del passaggio al solo standard proprietario NDS per combattere la pirateria, attirandosi gli strali di giuristi ed analisti , lo scorso 17 dicembre l’azienda ha dichiarato che non sarà possibile rispettare quella scadenza.

Non a caso la notizia viene diffusa da Jepssen , il noto costruttore di elettronica di consumo, il quale per la cosiddetta blindatura dei decoder aveva denunciato SKY lo scorso giugno e ora annuncia che l’ammissione di SKY è arrivata proprio nel corso dell’udienza presso la Corte d’Appello di Roma.

Jepssen, che accusa SKY di abuso di posizione dominante e violazione della legge antitrust, ha spiegato in una nota che “su sollecitazione di Jepssen, Sky Italia ha ammesso – con dichiarazione a verbale – che il termine del 31.12.2004 non potrà essere rispettato, con la conseguenza che le trasmissioni in SECA 2 non cesseranno per quella data, contraddicendo così, ed in maniera eclatante (vista la sede dove resa), quanto finora sostenuto con ogni clamore di mezzi”.

Secondo Jepssen, i ritardi di SKY sono da imputare al fatto che l’abbandono del SECA 2 “costituendo una grave lesione di diritti costituzionalmente garantiti, sta incontrando non poche difficoltà attuattive”. Come noto, SKY è accusata da più parti di voler non solo monopolizzare le trasmissioni satellitari ma anche le tecnologie di ricezione (nonché, secondo qualcuno, anche le installazioni di parabole ) così da avere il controllo totale del mercato che già domina, per lo scorno degli operatori e costruttori indipendenti.

L’ammissione di SKY, secondo Jepssen, mette in luce ancora una volta la strategia dell’operatore satellitare, ossia “costringere gli abbonati, in poco tempo e con apparenti e perentorie scadenze, ad accettare un ricevitore dedicato dallo standard proprietario (NDS) minacciandoli di non potere vedere diversamente i propri programmi preferiti (sicchè la necessità di tempi molto stretti è dettata, in realtà, dal bisogno di non dare all’abbonato il tempo di riflettere)”.

Jepssen ha anche ricordato la “valanga di messaggi pubblicitari (…) in cui si asserisce a caratteri cubitali che viene offerto un ricevitore gratis , salvo poi, scoprire che in realtà è solo in comodato gratuito”. E l’azienda non crede a quanto più volte dichiarato da SKY, ossia che il traumatico passaggio al solo NDS sia necessario per combattere la pirateria. “La realtà – afferma Jepssen – è ben altra”.

Il costruttore, esattamente come descritto nella denuncia alle autorità europee presentata contro SKY Italia dai giuristi dell’Istituto Ravà, ritiene che SKY anziché ricorrere agli strumenti di legge esistenti per difendersi dai pirati “ha deciso di imporre un proprio decoder e di trasmettere solo in uno standard proprietario, in palese violazione della normativa italiana e comunitaria in materia di antitrust, telecomunicazioni, pubblicità, ecc”.

L’accusa di Jepssen è chiarissima: “Disponendo di milioni di ricevitori in grado di ricevere solo in uno standard proprietario (NDS) installati su tutto il territorio nazionale, (SKY, ndr.) evita che nuovi soggetti possano inserirsi nel mercato della tv satellitare a pagamento, se non cercando accordi con la stessa, che avrebbe comunque una palese posizione dominante”.

A dar manforte a Jepssen, ieri è intervenuta anche Adiconsum che in una nota ha appoggiato l’iniziativa del costruttore ricordando che “alle associazioni dei consumatori non è permesso andare in giudizio con azioni collettive ed è quindi necessario che in difesa dei diritti negati da SKY provvedano direttamente coloro che ne sono privati”. “Adiconsum – ha spiegato l’associazione – continuerà difendere i consumatori con tutti i mezzi possibili e soprattutto con la corretta e veritiera informazione”.

Ad ogni modo, continua Jepssen, a rischio sono anche le trasmissioni in chiaro. Ecco perché.


“Come se non bastasse – recita la nota di Jepssen – SKY sta ponendo le basi per il controllo di tutta l’emittenza televisiva satellitare in chiaro”. Ciò sarebbe da ascrivere al fatto che le emittenti che non dispongono del canone hanno necessità di raccogliere inserzionisti per la propria pubblicità, obiettivo per raggiungere il quale è necessario ampliare il più possibile la propria audience. Ed è qui, sostiene Jepssen, che interviene ancora una volta lo strapotere di SKY.

“Com’è noto – scrive il costruttore – una delle tante vessazioni di SKY Italia è quella di imporre ai propri abbonati il ricevitore programmato e aggiornato nelle funzioni e nella sintonizzazione dei canali in remoto dalla stessa SKY Italia, senza la possibilità di sintonizzazione (stranamente) di tutti i canali ricevibili, ma esclusivamente quelli graditi a Sky: qualche decina di canali in chiaro, con la lusinga, dopo forti pressioni delle associazioni dei consumatori, di estenderli. In questo modo, qualsiasi emittente in chiaro che voglia essere vista dai milioni di abbonati SKY sa che la sua sorte dipenderà dalla decisone di SKY di includerla o meno tra le emittenti ricevibili con il proprio decoder. A quale concessionaria di pubblicità si rivolgeranno?” Va detto che SKY ha istituito una propria società per la raccolta pubblicitaria.

Eppure secondo Jepssen il problema del controllo che SKY Italia esercita sulla Tv satellitare non riguarda solo l’aspetto business ma anche quello dell’informazione, del mondo dei telegiornali e degli approfondimenti giornalistici. “Qui – sostiene Jepssen – SKY Italia costituisce il vero e più grande pericolo: la violazione del più importante di nostri diritti, il diritto ad una informazione corretta e pluralista. Concentrare nella mani di una sola azienda il controllo totale della emittenza satellitare, uno dei mercati legati alla comunicazione e alla informazione tra quelli che in futuro avranno un sempre maggiore sviluppo, è un rischio che la democrazia e i cittadini italiani non possono correre”.

Jepssen nella sua nota ricorda come parlamentari , consumatori e utenti siano massimamente attenti al problema della televisione satellitare, problema che secondo Jepssen sta appunto trasferendosi dal mero aspetto dell’indipendenza economica delle televisioni indipendenti alla più problematica questione dell’informazione. “Di fatto – continua Jepssen – SKY Italia sta per trasformarsi in una sorta di Ministero della Comunicazione per la Tv Satellitare , in grado di rilasciare licenza di trasmissione alle emittenti in chiaro e criptate”.

Nella sua nota, Jepssen si appella alle forze democratiche, ai giornalisti, agli utenti ma anche agli altri produttori affinché “intervengano senza ulteriori indugi o paure, perché il cliente-consumatore è la principale risorsa di un’azienda, ma questo non può essere solo uno slogan pubblicitario”. L’appello più sentito è naturalmente rivolto verso le autorità che devono controllare l’andamento del mercato.

“Questa – conclude la nota dell’azienda – è una battaglia che Jepssen non vuole combattere e vincere da sola, perché la libertà e la democrazia sono beni di tutti, e tutti abbiamo lo stesso diritto ed il medesimo dovere di difenderli”.

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Pubblicato il
21 dic 2004
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