Smartphone FBI spiato dal cartello di Sinaloa

Smartphone FBI spiato dal cartello di Sinaloa

Il cartello di Sinaloa ha assunto un hacker per spiare un funzionario dell'FBI e individuare informatori e testimoni, alcuni dei quali sono stati uccisi.
Smartphone FBI spiato dal cartello di Sinaloa
Il cartello di Sinaloa ha assunto un hacker per spiare un funzionario dell'FBI e individuare informatori e testimoni, alcuni dei quali sono stati uccisi.

Sembra la trama di una puntata della serie Narcos: Mexico, invece è accaduto nel mondo reale. Il cartello di Sinaloa ha assunto un hacker per accedere allo smartphone di un funzionario dell’FBI impegnato nelle indagini successive all’arresto di Joaquín Guzmán (El Chapo). L’obiettivo era individuare e quindi intimidire o uccidere informatori e testimoni.

Trafficanti di droga e spionaggio

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha pubblicato un report (PDF) sull’efficacia delle tecniche di contro sorveglianza utilizzate dall’FBI per proteggere dipendenti, indagini e operazioni. Una delle cosiddette minacce UTS (Ubiquitous Technical Surveillance) riguarda proprio il famigerato cartello messicano della droga fondato da Joaquín Guzmán, dopo la fine del cartello di Guadalajara.

El Chapo è stato arrestato definitivamente nel 2016 (dopo i due precedenti arresti era riuscito a scappare). Nel report viene descritta brevemente una minaccia UTS scoperta nel 2018 durante le indagini sul caso. Un individuo connesso al cartello di Sinaloa ha informato l’FBI che i trafficanti avevano assunto un hacker in grado di accedere a telefoni mobile e altri dispositivi elettronici.

Questo hacker ha osservato le persone che entravano e uscivano dall’ambasciata degli Stati Uniti a Città del Messico. Tra le persone di interesse per il cartello è stato identificato un assistente legale dell’FBI. Successivamente è riuscito (il report non specifica come per ovvi motivi) ad accedere al suo smartphone e quindi alle chiamate fatte e ricevute, oltre ai dati di geolocalizzazione.

L’hacker ha inoltre utilizzato le videocamere di sicurezza installate nella città per seguire il funzionario dell’FBI e identificare le persone incontrate. I membri del cartello di Sinaloa hanno quindi sfruttato queste informazioni per intimidire e, in alcuni casi, uccidere informatori e testimoni.

Le moderne tecniche di spionaggio sono state utilizzate da entrambe le parti. Le autorità messicane hanno speso milioni di dollari in noti tool, come quelli sviluppati da Hacking Team e NSO Group. Il cartello di Sinaloa ha invece utilizzato smartphone modificati per lo scambio di informazioni tramite servizi di messaggistica cifrati, come Encrochat.

Fonte: Ars Technica
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Pubblicato il
1 lug 2025
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