La decisione dei giorni scorsi di Google, che ha scelto di abbandonare la Spagna con il proprio aggregatore di notizie, sta già avendo un impatto nel paese: gli editori sembrano pronti a chiedere al governo di intervenire nuovamente sulla questione per porvi rimedio.
La scelta di Google era peraltro stata la diretta conseguenza della precedente pressione dell’ Asociaciòn de Editores de Diarios Espanoles (AEDE) sul Parlamento spagnolo, che ha portato all’approvazione di una nuova legge che nel paese entrerà in vigore da gennaio e che modificherà – in particolare con l’art. 32.3 – il diritto d’autore obbligando gli aggregatori di notizie a pagare un contributo ai produttori di contenuti anche per poterne pubblicare solo una piccola anteprima.
Il servizio, infatti, non è remunerato dagli introiti pubblicitari: Google non ha intenzione di pagare un obolo agli editori andando in perdita né medita di dichiarare guerra per via legale. Come già fatto in Germania , Mountain View preferisce far pesare la propria assenza, cedendo alle pressioni degli editori . L’estromissione dall’aggregatore tedesco delle anteprime dei contenuti degli editori in rivolta, ha ben presto spinto gli editori stessi a tornare sui propri passi e a “concedere” in licenza a Google News le proprie notizie, finalmente consapevoli dell’utilità del servizio in termini di traffico.
Allo stesso modo gli editori spagnoli si stanno accorgendo della mancanza del servizio di Google e dopo aver fatto pressione per imporgli di pagare per l’uso dei contenuti, avrebbero ora chiesto al governo di costringerlo a restare nel Paese.
A muoversi , ancora, è AEDE: con un comunicato ha espresso il proprio dispiacere per la chiusura di Google News.
Claudio Tamburrino