Germania, Google News serve agli editori

Germania, Google News serve agli editori

Anche Axel Springer, dopo aver fatto a meno delle anteprime sull'aggregatore, sceglie di concedere gratuitamente la licenza d'uso per i suoi contenuti a Mountain View: senza la vetrina di Google News rischiava danni irreparabili
Anche Axel Springer, dopo aver fatto a meno delle anteprime sull'aggregatore, sceglie di concedere gratuitamente la licenza d'uso per i suoi contenuti a Mountain View: senza la vetrina di Google News rischiava danni irreparabili

L’editore Axel Springer ha fatto marcia indietro sulla decisione di non permettere a Google di mostrare anteprime degli articoli dei suoi giornali: l’ esperimento gli è costato molto in termini di traffico ed introiti e dunque non poteva che tornare tra le braccia di Mountain View, ovviamente pronta a riaccoglierlo.

L’editore tedesco, che conta su siti noti come di bild.de , welt.de , computerbild.de , sportbild.de e autobild.de , ha deciso di tornare sui propri passi e concedere licenza gratuita a Google per la pubblicazione di video, foto ed anteprime dei suoi contenuti su Google News e sul motore di ricerca.

Si tratta dell’ennesimo passo indietro dei numerosi editori tedeschi che chiedevano a gran voce di poter monetizzare l’utilizzo delle loro notizie da parte di Google: a permetterglielo, una discussa legge tedesca in materia di diritto d’autore entrata in vigore lo scorso anno. Gli editori rappresentati dalla collecting society VG Media si erano rivolti allla giustizia pretendendo l’11 per cento degli introiti generati da Google, Microsoft e Yahoo attraverso lo sfruttamento di frammenti “direttamente o indirettamente estratti di notizie o contenuti delle loro pagine”. Dopo la sentenza, tuttavia, Google, invece di pagare, ha deciso di rimuovere foto, video ed anteprime che gli editori tedeschi ritenevano responsabili di cali di visibilità e conseguente abbattimento del valore dell’advertising pubblicato sulle loro pagine: Mountain View ha ritenuto sufficiente dal proprio punto di vista mostrare il titolo ed il link che direziona a tali contenuti . Ed ha altresì provveduto a predisporre un meccanismo di opt-in: coloro che avessero voluto tornare a concedere al motore di ricerca e a Google News (gratuitamente) la possibilità di offrire un’anteprima dei propri contenuti, avrebbero dovuto farne richiesta specifica.
Il giudice, dunque, pur dando ragione agli editori, ha messo in luce una realtà che Google prefigura da tempo: dopo appena pochi giorni senza la visibilità offerta da Mountain View, gli editori rappresentati da VG Media hanno deciso di “permettere” all’aggregatore di tornare a mostrare anteprime e spezzoni dei loro contenuti coperti da diritto d’autore.

Tuttavia Axel Springer, ferma sui propri principi, non aveva inizialmente dato il permesso alla collecting society di “concedere in licenza gratuita foto e video dei suoi quattro giornali”: ha pagato la decisione a caro prezzo.

Come denuncia ora l’editore tornando ad offrire i propri contenuti all’aggregatore di Google, Mountain View abuserebbe di una posizione dominante che di fatto costringe gli editori a cedere i propri diritti gratuitamente, pena il trovarsi esclusi dal suo circolo di pubblico con ingenti conseguenze sulle visite e sugli introiti pubblicitari.

Axel Springer arriva inoltre a dire che grazie a questo periodo fuori dal circuito di Google News ha potuto quanto meno documentare precisamente la pressione economica cui Mountain View sottopone chi non si vuole allineare alle sue condizioni : nelle ultime due settimane i siti dell’editore hanno registrato un vero e proprio crollo verticale pari al 40 per cento rispetto ai click ottenuti tramite motore di ricerca e dell’80 per cento rispetto al traffico generato dall’interfaccia Google News (a causa della mancata concessione di foto e video). Se avesse continuato a rinunciare ai servizi di Google avrebbe, insomma, dovuto irrimediabilmente confrontarsi con il fallimento.

Anche per questo nella conferenza telefonica di presentazione dell’ultima trimestrale, il CEO Mathias Döpfner ha riferito che si è trattato del “fallimento di maggior successo che abbiamo mai sperimentato”: ora l’editore “sa esattamente quali sono le conseguenze dell’esclusione e i reali effetti sul mercato di Google”. Insomma, ad intervenire dovrebbe essere (nuovamente) la politica, stavolta facendo leva sulla normativa antitrust e non sul diritto d’autore.

Dell’esperienza di Axel Springer e della lezione che ne ha tratto potranno forse approfittare gli editori spagnoli e quelli italiani: gli uni possono godere di una legge pressoché analoga a quella tedesca, gli altri premono per ottenerla, con i rappresentanti del gruppo L’Espresso che hanno iniziato a parlare apertamente di necessità di “condizioni d’effettiva concorrenza”.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 6 nov 2014
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