Secondo quanto riportato da Malwarebytes LABS, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato un piano ancora da chiarire attraverso il quale gli americani potranno trasferire e caricare i propri dati sanitari nei servizi delle Big Tech. In altre parole, le cartelle cliniche saranno trasferibili nelle app sanitarie di Google, Apple, OpenAI, Amazon e altre.
Quello che emerge, secondo gli esperti, è un problema di privacy. Proprio per questo, Lawrence Gostin, professore alla Georgetown University e direttore del Centro di collaborazione dell’Organizzazione mondiale della sanità sul diritto sanitario nazionale e globale, ha affermato:
Questo sistema di monitoraggio sanitario privato gestito dalle Big Tech dovrebbe preoccupare tutti gli americani. Esistono poche garanzie sulla privacy. Le cartelle cliniche sono personali [e] intime. Le cartelle cliniche potrebbero essere condivise con assicuratori, aziende, ICE e forze dell’ordine.
Trump pensa che condividere i dati sanitari con le Big Tech sia un vantaggio
Secondo quanto dichiarato dall’Amministrazione Trump, poter condividere i propri dati sanitari con le Big Tech dovrebbe essere un vantaggio. Questo piano non è appena sbocciato. Infatti, come riportato da Malwarebytes LABS, sono già 60 le aziende che hanno aderito a questa iniziativa.
All’interno di queste troviamo diverse categorie: “Dalle tradizionali compagnie assicurative sanitarie come UnitedHealth agli sviluppatori di intelligenza artificiale come Anthropic e OpenAI“. OpenAI sarà anche sfruttata dall’Amministrazione Trump per inserire chatbot di intelligenza artificiale che avranno l’obiettivo di consigliare gli americani in merito ad abitudini e comportamenti più salutari.
Il Segretario alla Salute e ai Servizi Umani Robert F. Kennedy ha dichiarato: “Ci sono altre app in Indonesia che ti permettono di scegliere cibi sani quando vai al supermercato, di aprire l’app sul telefono e di ottenere informazioni. Ora, se hai la tua cartella clinica, puoi ricevere consigli personalizzati, e questo ti permette di ricevere consigli migliori su un’alternativa migliore“.
Jeff Chester, direttore esecutivo del Center for Digital Democracy, durante un’interessante un’intervista con l’Associated Press, ha avvertito: “Questo schema apre le porte all’ulteriore utilizzo e alla monetizzazione di informazioni sanitarie sensibili e personali“.