Twitter, stagione di caccia al troll

Twitter, stagione di caccia al troll

La piattaforma di microblogging allarga la definizione di contenuti violenti e minacce e si dota di nuovi strumenti per la rimozione
La piattaforma di microblogging allarga la definizione di contenuti violenti e minacce e si dota di nuovi strumenti per la rimozione

Twitter ha modificato le sue condizioni di utilizzo per cercare di mettere un freno ai troll, estendendo la sezione relativa ai “contenuti violenti” ed alle minacce e gli strumenti per segnalarli e rimuoverli.

Come promesso lo scorso febbraio dal CEO Dick Costolo ed anticipato a fine mese , dunque, la piattaforma inizia a mettere in pratica la strategia anti-troll che le servirà ad ottenere una maggiore qualità del servizio e della tutela degli utenti da contenuti violenti e offensivi.

Con questo obiettivo, d’altronde, Twitter ha già introdotto diversi strumenti, da quelli previsti per verificare gli account ufficiali agli ultimi che puntano a collegare ogni account ad un numero di telefono, in modo eventualmente da bloccare una volta per tutte quelli che producono contenuti considerati offensivi o violenti.
Proprio a quest’ultima funzione si lega la novità: nel momento in cui un account verrà segnalato e sospeso per aver inviato un messaggio violento, offensivo o minaccioso, Twitter chiederà all’utente autore del post, collegato direttamente ad un numero di telefono, di rimuovere lui stesso i contenuti segnalati per poter essere reintegrato sulla piattaforma.

Tale funzione, per il momento, è ancora in fase di test prima della sua estensione a livello globale ed accanto a questo Twitter starebbe sperimentando un software per individuare automaticamente gli account (ed i contenuti) legati al trolling, sviluppato sulla base statistica dei dati e dei messaggi gestiti negli ultimi anni.

Il punto centrale del suo nuovo intervento anti-troll, in ogni caso, resta connesso alla definizione di contenuto violento : nelle nuove policy della piattaforma oltre a prescrivere ai propri utenti di non “non pubblicare o postare minacce dirette e specifiche di violenza contro altri o incitare alla violenza contro altri”, si descrivono come minacce e messaggi violenti non solo quelli “diretti e specifici”, ma anche quei messaggi che “istigano alla violenza verso gli altri”.

Come spiega il dirigente di Twitter Shreyas Doshi, d’altronde, la precedente impostazione limitava notevolmente le possibilità di intervento soprattutto a certe specifiche forme di violenza.

Claudio Tamburrino

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il 22 apr 2015
Link copiato negli appunti