Nella città di Pittsburgh Uber ha presentato la prima flotta di auto senza pilota che chiunque potrà richiedere per trasporto privato. Sembra proprio che, con riferimento a quanto anticipato il mese scorso , Uber sia giunta a meta assai prima delle attese.
Nella cittadina della Pennsylvania, scelta per le particolari e impegnative caratteristiche della rete stradale, gli utenti potranno quindi pagare per ottenere un passaggio su un’auto a guida autonoma, contribuendo di fatto al primo beta-test di massa di questa innovativa tecnologia.
Ovviamente si parla di self-driving car fino a un certo punto: i posti anteriori saranno comunque occupati da personale Uber , pronto a intervenire in caso di necessità o in condizioni climatiche avverse.
Le auto oggetto del test, per ora Ford Fusion, non possono certo essere confuse con automezzi convenzionali; sono infatti sormontate e circondate da videocamere 3D e Lidar laser atti a mappare il percorso in real time. L’auto è in grado di gestire situazioni comuni, come, giusto per citarne una degna di nota, il corretto comportamento davanti a un semaforo. L’utente potrà inoltre inserire la destinazione utilizzando un device disponibile sull’auto o precisarla all’atto della prenotazione.
Tutto ciò avviene a distanza di circa un anno dall’apertura dell’Advanced Technologies Center (ATC) da parte di Uber per lo studio della guida automatica, sempre nella stessa città, nonché circa un mese dopo l’acquisizione della società Otto che studia il trasporto commerciale su gomma, ovvero i camion, sempre a guida autonoma. Appare quindi evidente una strategia molto aggressiva dell’azienda di San Francisco volta a imporsi quale punto di riferimento nel settore delle self-driving car.
effepì
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Ok, metto la password. E poi?
Supponiamo che io ceda a questo infame ricatto e metta una password al mio wi-fi, creando un disagio alla mia clientela.Dopodiche'?Se la mia clientela, dopo essersi connessa tramite password continua ad utilizzare la connessione a suo piacimento come e' suo diritto fare, che cosa mi fa la Sony?Mica verranno a prendersela con me se la gente scarica i loro files?Del resto una azienda che si e' fatta XXXXXXX milioni di dati in chiaro, mica si lamentera' se io scrivo in chiaro su un cartello che la password del wi-fi e' la stessa della mia valigia, no?panda rossaRe: Ok, metto la password. E poi?
cito dall'articolo:"Soprattutto, ritiene la Corte, l'introduzione di una password può rappresentare una misura dissuasiva rispetto alla possibilità di violazione del diritto d'autore, "nei limiti in cui tali utenti siano obbligati a rivelare la loro identità al fine di ottenere la password richiesta e non possano quindi agire anonimamente" e siano dunque potenzialmente rintracciabili in caso di abusi"ottomanoRe: Ok, metto la password. E poi?
- Scritto da: ottomano> cito dall'articolo:> > "Soprattutto, ritiene la Corte, l'introduzione di> una password può rappresentare una misura> dissuasiva rispetto alla possibilità di> violazione del diritto d'autore, "nei limiti in> cui tali utenti siano obbligati a rivelare la> loro identità al fine di ottenere la password> richiesta e non possano quindi agire> anonimamente" e siano dunque potenzialmente> rintracciabili in caso di> abusi"Perfetto.Quindi io posso mettere un bel banchetto dove la gente va a chiedere la password lasciando la fotocopia del documento di identita', impronte digitali e scansione della cornea.Poi se uno indovina la password senza passare dal banchetto io sono a posto, lui anche, e pure il mio amico farmacista che puo' vendere a Sony un bel pacco di Maloox formato famiglia.panda rossaRe: Ok, metto la password. E poi?
- Scritto da: panda rossa> - Scritto da: ottomano> > cito dall'articolo:> > > > "Soprattutto, ritiene la Corte,> l'introduzione> di> > una password può rappresentare una misura> > dissuasiva rispetto alla possibilità di> > violazione del diritto d'autore, "nei limiti> in> > cui tali utenti siano obbligati a rivelare la> > loro identità al fine di ottenere la password> > richiesta e non possano quindi agire> > anonimamente" e siano dunque potenzialmente> > rintracciabili in caso di> > abusi"> > Perfetto.> Quindi io posso mettere un bel banchetto dove la> gente va a chiedere la password lasciando la> fotocopia del documento di identita', impronte> digitali e scansione della> cornea.scansione della retina> Poi se uno indovina la password senza passare dal> banchetto io sono a posto, lui anche, e pure il> mio amico farmacista che puo' vendere a Sony un> bel pacco di Maloox formato> famiglia.proprio come fanno i veri hacker, indovinano le passwordprecisinoRe: Ok, metto la password. E poi?
Infatti. :-)LucaRe: Ok, metto la password. E poi?
E' già la seconda volta negli ultimi giorni che leggo di sendenze in cui la Corte di Giustizia Europea fa i salti mortali per produrre fantasiose sentenze in contrasto con le posizione dell'Avvocato Generale UE - cosa i per sé assai preoccupante.Questa è sconcertante: un gestore di un esercizio - che badate bene NON fa della fornitura di una connessione Wifi il suo business, ma fornisce solo un servizio acXXXXXrio - può trovarsi costretto a mettere in piedi un sistema di autenticazione per l'acXXXXX a Internet su ingiunzione di un tribunale richiesta da un "avente diritto", sulla base di una rilevata violazione dei diritti proveniente dalla sua rete, ACCOLLANDOSI LE SPESE LEGALI, oltre al sistema di autenticazione.E non si sta parlando della "password del router": perché se il sistema di autenticazione deve essere un deterrente, allora all'identificazione dell'utente deve seguire la consegna di credenziali univoche.Ma questo non sarebbe sufficiente,a fronte di una successiva segnalazione di violazione da parte di un "avente diritto": per poter risalire a "chi ha fatto cosa" all'interno della rete del gestore, infatti, occorrerebbe mettere in piedi un sistema di logging in grado di memorizzare la navigazione di ciascuna singola stazione della rete ed associare la stazione alla persona che la usava per mezzo delle credenziali rilasciate.Non basterebbe neanche il captive portal a bordo di alcuni router di fascia alta, e tirerebbe in ballo una serie di problemi di privacy e di data retention che il gestore di un bar - per dire - non può proprio essere in grado di gestire, e di cui non è giusto che si accolli i costi aggiuntivi.E questo proprio in un momento in cui la UE sta spingendo per una maggiore e più capillare diffusione del Wifi libero per tutti.Sembra davvero una cosa priva di senso, da schizofrenici.ZLoneWInteressante
Allora io metto una password per ogni utente ( con aggravio di burocrazia inutile) , pero' non traccio cosa fa l'utente ( quindi non so cosa fa l'utente) , quando vengono a chiedermi chi ha fatto cosa ... gli do la lista degli utenti e gli dico di andare a cercarseli ?lorenzoda morire dal ridere
(..) Non si esclude però che (..) lo stesso detentore dei diritti possa chiedere al fornitore di servizi il rimborso delle spese legali sostenute a perseguire tale scopo.Cioe gli azzeccagarbugli delle major mandano le loro lettere minatorie a chichessia, gestori hotspot compresi. Questi, pur innocenti, dovrebbero COMUNQUE pagare le spese legali sostenute dagli avvoltoi delle major suddette.. bellissimobubbaRe: da morire dal ridere
sarebbe l'equivalente nell'ambito della carta stampata dove ricevono la carta ed il denaro in funzione delle copie stampate, non di quelle vendute.prova123Re: da morire dal ridere
- Scritto da: prova123> sarebbe l'equivalente nell'ambito della carta> stampata dove ricevono la carta ed il denaro in> funzione delle copie stampate, non di quelle> vendute.un win-win per gli azzeccagargugli, insomma.Cmq, secondo te, in stile "I vestiti nuovi dell'imperatore", qualcuno dalla platea parlamentare, si alzera' mai, a dire : "scusate, perche' stiamo foraggiando la creativita' dei morti? Non potremmo smetterla con (ALMENO) questa farsa?" :P(cfr. la 633/41 e berna ecc, prevede i diritti patrimoniali sino a 70 anni dalla morte dell'ultimo coautore dell'opera)bubbaRe: da morire dal ridere
Non lo diranno mai perchè loro sono i primi beneficiari di questa logica:http://www.ilgiornale.it/news/politica/vitalizio-dei-politici-non-finisce-mai-va-eredit-coniugi-fig-1225224.htmlprova123l'interpretazione
<i> "della Corte di Giustizia dell'Unione Europea" </i> è una interpretazione fornita da burocrati parassiti e ignoranti che evidentemente non sono consapevoli di quello che dicono ed IMHO non sono nemmeno consapevoli di esistere.La prima domanda alla quale si devono rispondere è questa:Qual'è il fine di un hotspot pubblico?In base a questa semplice domanda si prendono la responsabilità di fornire una whitelist/blacklist da utilizzare come filtro per il router di chi offre l'hotspot pubblico. Non c'è bisogno di alcuna password.prova123Re: l'interpretazione
- Scritto da: prova123> <i> "della Corte di Giustizia dell'Unione> Europea" </i> è una interpretazione> fornita da burocrati parassiti e ignoranti che> evidentemente non sono consapevoli di quello che> dicono ed IMHO non sono nemmeno consapevoli di> esistere.> > La prima domanda alla quale si devono rispondere> è > questa:> Qual'è il fine di un hotspot pubblico?> > In base a questa semplice domanda si prendono la> responsabilità di fornire una whitelist/blacklist> da utilizzare come filtro per il router di chi> offre l'hotspot pubblico.> > Non c'è bisogno di alcuna password.la password serve per motivi tecnici se non vuoi farti spiare per bene da chiunquesparachiodiRe: l'interpretazione
L'argomento è: hotspot pubblici. Se non vuoi farti spiare non li usi. Non è la password che ti salva ...prova123Cavolata burocratese
Prima dice che basta mettere una password, e che questo "si limita a regolare in modo marginale una delle modalità tecniche di esercizio dell'attività di tali fornitore" e saremmo d'accordo.Poi dice che è efficace perché così l'utilizzatore non è anonimo, e allora non è più solo questione di mettere una password, ma di gestire un AAA, identificare l'utente e tenere traccia delle sue generalità, oltre a tenere traccia tempo per tempo degli IP associati a quell'utenza.Alla faccia del MARGINALE!SkywalkerRe: Cavolata burocratese
[img]http://www.superedo.it/foto/immagini/Animali/pecora_che_sorride_divertente.jpg[/img]._.se è solo del gestore!
Non ho problemi con le password, purchè sia del gestore e non di un servizio esterno (tipo Facebook, per fare l'esempio più comune).ricoRe: se è solo del gestore!
[img]http://www.comitatolinguistico.com/wp-content/uploads/2016/08/scimmia-che-ride.jpg[/img]._.Re: se è solo del gestore!
Nun te va proprio de pulì la spiaggia dai topi? Puzzano come lamXXXXX, so' amici tuoi, datte da fa. Forza, che il cadavere di pannella sarebbe contento. (rotfl)[img]http://www.aljazeera.com/mritems/imagecache/mbdxxlarge/mritems/Images/2015/9/2/bf82a0ccd0d14262a3246406da61cc2e_18.jpg[/img]...La redazione con i controlli a campione
Imporre una password e un'identificazione all'acXXXXX di un hotspot è ritenuta una misura adeguata per dissuadere gli utenti dal persistere negli abusi della connessione. Le autorità possono emettere l'ingiunzione su richiesta dei detentori dei diritti, stabilisce la Corte di Giustizia dell'Unione EuropeaRoma - Chi metta a disposizione una rete WiFi di cui gli utenti abusino per condividere opere protette dal copyright non è responsabile della violazione commessa da terzi. Ma il detentore dei diritti può chiedere che le autorità competenti impongano al gestore l'introduzione di una password e una registrazione, quale soluzione deterrente al rinnovarsi delle violazioni. Questa l'interpretazione della Corte di Giustizia dell'Unione Europea, che nella propria decisione cerca di districarsi per trovare un equilibrio fra i fondamentali diritti dei cittadini, delle imprese, dei detentori dei diritti.Il caso preso in esame dai giudici di Lussemburgo trae origine da una denuncia di Sony: la major, risalendo all'indirizzo IP che si era macchiato della condivisione di un brano musicale di cui detiene i diritti, aveva rintracciato l'abbonato Tobias Mc Fadden, titolare di un negozio localizzato nei pressi di Monaco di Baviera. Mc Fadden offriva ai propri clienti la possibilità di usufruire della connessione WiFi della propria attività commerciale, e proprio uno di questi clienti avrebbe approfittato della connettività per caricare il brano di Sony. Il sistema giudiziario tedesco, che peraltro in passato aveva riconosciuto la non responsabilità del titolare di una connessione residenziale wireless di cui terzi avrebbero abusato a sua insaputa, ha sottoposto il caso alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea per sgombrare il campo da dubbi riguardo allo status del titolare di una connessione pubblica messa a disposizione nell'ambito di una attività commerciale, riguardo alle sue responsabilità in caso di violazioni commesse da terzi e riguardo alle contromisure che si possano adottare a favore dei detentori dei diritti eventualmente danneggiati.Riguardo al caso si era già espresso nel mesi scorsi l'avvocato generale: nel suo parere preliminare aveva ritenuto che la direttiva europea sul commercio elettronico (2000/31/CE) delinei un regime di non responsabilità applicabile indistintamente agli intermediari, compreso chi offra connettività in via acXXXXXria rispetto alla sua attività economica. Secondo l'avvocato generale, Mc Fadden non si sarebbe dovuto ritenere responsabile diretto della violazione del diritto d'autore commessa da terzi, assimilabile a un prestatore di servizi mere conduit in quanto non prevedeva alcun tipo di controllo o di selezione rispetto agli utenti che si agganciassero alla propria rete o rispetto ai bit da loro scambiati.Sotto questi aspetti il parere della Corte di Giustizia dell'Unione Europa è allineato con quello dell'avvocato generale: qualora sussistano le condizioni "che tali prestatori non diano origine alla trasmissione, che non selezionino il destinatario della trasmissione e che non selezionino né modifichino le informazioni trasmesse", concordano i giudici di Lussemburgo, non esiste responsabilità in capo al fornitore di servizi che offra l'acXXXXX a una rete di comunicazione. Di conseguenza, afferma la Corte di Giustizia dell'Unione Europea, si esclude che il detentore dei diritti possa chiedere a tale prestatore di servizi un risarcimento per una violazione commessa da terzi che abbiano abusato della connettività messa a disposizione, o la corresponsione delle spese legali sostenute per la domanda di risarcimento. Non si esclude però che "un organo giurisdizionale nazionale o un'autorità amministrativa esiga che un prestatore di servizi ponga fine ad una violazione di diritti d'autore o che la prevenga" su richiesta del detentore dei diritti e che lo stesso detentore dei diritti possa chiedere al fornitore di servizi il rimborso delle spese legali sostenute a perseguire tale scopo.Il parere della Corte di Giustizia differisce dall'opinione dell'avvocato generale relativamente a un aspetto determinante: le misure da mettere in campo con le suddette ingiunzioni. La giustizia tedesca aveva contemplato tre ipotesi di misure che il destinatario di una ingiunzione avrebbe potuto adottare per scongiurare ulteriori violazioni: monitorare le informazioni scambiate attraverso la propria connessione, negare la connessione, o proteggerla con una password. I giudici di Lussemburgo e l'avvocato generale, nell'esaminarle, muovono dalle stesse premesse, la direttiva 31/2000, il bilanciamento tra il diritto alla tutela della proprietà intellettuale, il diritto alla libertà di espressione e di informazione dell'utente e il diritto d'impresa del fornitore di servizi previsti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, l'interpretazione fornita dalla stessa Corte di Giustizia per i casi Telekabel e Sabam vs. Scarlet. I due pareri sono concordi nell'escludere quale misura contemplata per le ingiunzioni l'analisi del traffico: è indubbio che costituisca un obbligo di sorveglianza da parte dell'intermediario, non imponibile ai fornitori di acXXXXX a una rete di comunicazione. Allo stesso modo è da escludere la possibilità di imporre al fornitore di acXXXXX la sospensione della connessione: ne violerebbe la libertà di impresa, ritiene la Corte di Giustizia, anche qualora la messa a disposizione della connettività rappresenti un business acXXXXXrio.La giusta soluzione per le ingiunzioni, secondo i giudici di Lussemburgo, può essere individuata nell'inserimento di una password per fruire della connettività. L'avvocato generale aveva escluso anche questa possibilità, ritenendola non idonea a realizzare il bilanciamento fra protezione del diritto d'autore (in quanto affatto dissuasiva), il rispetto della libertà d'impresa (caricando il fornitore del servizio dell'onere di predisporre un sistema di identificazione e aprendo la strada ad un regime di responsabilità incompatibile con la normativa europea) e il principio della libertà di espressione. Secondo la Corte di Giustizia, invece, "una misura simile non arreca pregiudizio al contenuto essenziale del diritto alla libertà d'impresa del fornitore di acXXXXX a una rete di comunicazione, dato che si limita a regolare in modo marginale una delle modalità tecniche di esercizio dell'attività di tali fornitore". Nessun attrito vieneLa redazione con i controlli a campioneGrazie, il tuo commento è in fase di approvazioneGrazie, il tuo commento è stato pubblicatoCommento non inviatoGrazie per esserti iscritto alla nostra newsletterOops, la registrazione alla newsletter non è andata a buon fine. Riprova.Leggi gli altri commentiRedazione 16 09 2016
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