UK, quando il provider fa DPI

UK, quando il provider fa DPI

Virgin Media torna a parlare di scandaglio approfondito dei dati scambiati sulle sue connessioni. E rassicura: niente collezione di IP. Ma nel Regno Unito l'atmosfera si fa pesante
Virgin Media torna a parlare di scandaglio approfondito dei dati scambiati sulle sue connessioni. E rassicura: niente collezione di IP. Ma nel Regno Unito l'atmosfera si fa pesante

Nella sua ultima uscita pubblica sulla tecnologia di deep packet inspection nota come CView , Virgin Media prova a rassicurare entrambe le variabili di un’equazione impossibile. Uno dei più grandi provider del Regno Unito sostiene di voler avere una visione chiara dell’impatto del P2P sul suo network e i contenuti scambiati, e contemporaneamente dice di non essere intenzionata a rastrellare centinaia di migliaia di indirizzi IP per darli in pasto all’antipirateria di IFPI, BPI e chissà chi altro. Anche se, ammette l’ISP, la profilazione degli utenti potrebbe essere istituita domani stesso.

All’indomani del proscioglimento dell’ admin di OiNK dall’accusa di cospirazione per violazione del copyright, l’industria dei contenuti ha l’urgenza di rispondere al colpo subito e rendere ancora più chiara la sua idea di che cosa voglia dire legalità in Rete e contrasto alla condivisione non autorizzata. E nessuno meglio di Virgin Media, la corporazione guidata da chi crede che la net neutrality sia “una manica di balle” e con forti interessi nel mercato dei contenuti “legali”, può servire da “maglio” per far capire da che parte tira il vento sulla rete telematica di Sua Maestà.

Virgin Media continua a confermare che la tecnologia DPI di CView serve soltanto a misurare il livello di file sharing “illegale”, “non per spiare i clienti”. In effetti CView il singolo indirizzo IP del singolo utente-condivisore lo “vede” ma non lo fotografa : “potrebbe farlo”, dicono dal provider, “ma la tecnologia non è stata sviluppata con questo obiettivo in mente” e il fatidico IP viene semplicemente scartato durante il processo di raccolta dei dati.

Quello che Virgin Media ha in mano potrebbe insomma essere il più potente strumento di profilazione dell’utenza telematica mai approntato da un ISP, e nonostante le rassicurazioni di circostanza c’è già chi comincia a bollare CView come “l’inizio della fine per le comunicazioni privati nel Regno Unito”. Dopo il lieto fine del caso OiNK, il provider delle fibre ottiche e degli accordi con le major dice di voler proseguire con la sua tattica da guerra fredda mostrando al mondo e (soprattutto) a chi fa P2P di avere il mano la bomba atomica che potrebbe spazzare via una buona parte della proliferante illegalità che imperversa online.

Per andare proprio sul sicuro, etichette e ISP guadagnati alla “causa” della lotta dura e senza paura al monstrum del file sharing potrebbero idealmente fare affidamento anche sulla politica del Digital Britain , avverte il Times Online : e, nel caso del fallimento della strategia dei “tre avvisi e sei fuori” in via di introduzione nell’ordinamento giuridico britannico, Virgin si vedrebbe costretta a ripiegare su tecniche di DPI per non perdere la faccia e i favori delle major.

Alfonso Maruccia

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
20 gen 2010
Link copiato negli appunti