I database sconfinati, le accozzaglie di record, la centralizzazione di archivi che ospitano dati su dati, sono da maneggiare con estrema cura. Un avvertimento e una bacchettata nei confronti delle istituzioni e delle aziende del Regno Unito viene dall’ICO, l’autorità locale che si occupa vigilare sul rispetto della privacy del cittadino.
Sono 227 gli episodi di fughe di dati dagli archivi del Regno Unito, a partire dal colossale smarrimento di 25 milioni di record avvenuto nel novembre scorso in seno all’ Her Majesty’s Revenue and Customs , l’amministrazione tributaria. Si tratta, avverte l’ Information Commissioner Richard Thomas, di un’emorragia imponente, che ha guadagnato l’attenzione dei media solo nell’ultimo anno ma che non è iniziata nel novembre scorso né si rimarginerà a breve se le istituzioni e le aziende che dovrebbero custodire i dati non si adopereranno per un radicale cambio di atteggiamento.
Il governo centrale si è lasciato sfuggire informazioni relative ai cittadini per 28 volte, sono 75 gli episodi analoghi avvenuti fra istituzioni che si occupano della salute del cittadino. Il settore privato non si dimostra più attento: in 80 occasioni le aziende hanno messo a rischio le identità dei cittadini. Thomas sottolinea che sono dati preoccupanti, che le autorità hanno avviato 30 indagini per fare chiarezza sulle circostanze che hanno aperto uno squarcio nella sicurezza, e aggiunge che “molte fughe di dati, semplicemente non vengono rilevate”. L’Information Commissioner sostiene che sia indispensabile un’opera di responsabilizzazione massiva : le aziende e le istituzioni non sono consapevoli dei rischi connessi a gestioni troppo sbarazzine dei database, non sono consapevoli dei rischi a cui espongono gli individui di cui detengono informazioni personali.
Se quelle di Thomas non sono che affermazioni generiche, il riferimento corre alle esternazioni di Jaqui Smith, a capo dell’Home Office: ha confermato che il progetto dell’ Interception Modernisation Programme , il sistema di controllo sulle comunicazioni e sui contenuti delle comunicazioni dei cittadini, non verrà fermato dalle proteste e da leggi che ancora sono da adeguare . Oltre al database definitivo delle relazioni che si staglia nel prossimo futuro del Regno Unito, sono numerosissimi gli archivi che straripano di dati personali, da quelli per ricostruire gli spostamenti di automobilisti sospetti a quelli che ospitano i dati biometrici e genetici .
“Più le raccolte di dati vengono centralizzate – avverte Thomas – maggiore è il rischio che i dati che contengono vengano persi. Semplicemente, mantenere delle enormi raccolte di dati personali reca con sé dei rischi non indifferenti”. Non di sole frodi si tratta, a volte è in gioco l’incolumità delle persone: “Sono trapelati gli indirizzi di funzionari, agenti di polizia, di guardie carcerarie o di donne che hanno denunciato episodi di violenza – ricorda Thomas – A volte è la vita delle persone ad essere a rischio”. “Molto è stato detto e scritto riguardo al fatto che le informazioni siano un elemento di valore – ammonisce l’ Information Commissioner – conservare le informazioni è altresì una grave responsabilità”.
Gaia Bottà