Una base semovente per l'Antartide

Una base semovente per l'Antartide

La missione britannica nel gelido continente potrà contare su Halley VI: una stazione semovente capace di... sciare sui ghiacci grazie ad un complesso sistema informatico e meccanico
La missione britannica nel gelido continente potrà contare su Halley VI: una stazione semovente capace di... sciare sui ghiacci grazie ad un complesso sistema informatico e meccanico


Londra – La British Antarctic Survey , missione britannica per l’esplorazione del remoto continente antartico, si prepara ad equipaggiarsi di… sci per muoversi velocemente sopra il ghiaccio. No: i ricercatori non saranno costretti ad imparare i trucchi della discesa libera ma potranno contare su una base semovente che aumenterà mobilità e sicurezza.

Alcuni designer hanno infatti realizzato Halley VI , struttura modulare ad altissima tecnologia in grado di scivolare sopra lo strato di permafrost che ricopre l’Antartide – un progetto avveniristico che porterà alla nascita di vere e proprie carovane per l’esplorazione delle distese antartiche. La produzione dei moduli inizierà nel 2007 e verrà ultimata non prima del 2008.

Si tratta di una grande novità in fatto di abitazioni e domotica : i moduli di Halley VI poggeranno su speciali “gambe retrattili” e potranno muoversi liberamente tramite un sistema di controllo informatico. L’obiettivo del progetto, tra i più ambiziosi nel campo dell’ingegneria cosiddetta “estrema”, è di fornire un nuovo tetto all’attuale missione del Regno Unito sulla piattaforma ghiacciata di Brunt Ice – una zona particolarmente a rischio, messa a repentaglio dal surriscaldamento globale.

Halley VI supplirà infatti alle esigenze di mobilità che il distacco di iceberg e pack rende cruciale: le previsioni degli scienziati attualmente impegnati nei laboratori di ricerca di Brunt Ice non sono rosee – la base Halley V, costruita alcuni decenni fa, potrebbe essere inghiottita dalle acque entro il 2010.

Una volta ultimata, la nuova base “su sci” sarà costituita da 12 moduli intercambiabili, capaci di resistere a temperature incredibilmente basse. Gli stessi architetti che hanno realizzato il progetto, Faber Maunsell ed Hugh Broughton, parlano di “una iniziativa di proporzioni epiche”: ogni modulo avrà un peso compreso tra le 65 e le 130 tonnellate.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
26 lug 2005
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