Uno scanner globale per la net neutrality

Uno scanner globale per la net neutrality

Internet non può essere discriminata a piacere dei potentati economici, e la pari dignità tra i bit è un bene prezioso da garantire con misure di controllo tecnologico forti, efficaci e pervasive. Lo propone il PFIR
Internet non può essere discriminata a piacere dei potentati economici, e la pari dignità tra i bit è un bene prezioso da garantire con misure di controllo tecnologico forti, efficaci e pervasive. Lo propone il PFIR

Lauren Weinstein, co-fondatore del gruppo People for Internet Responsibility , cerca di spingere il dibattito sulla net neutrality oltre l’attuale impasse tra sostenitori e contrari con una proposta dai toni forti, che prevede la possibilità di un controllo ubiquo e totale su eventuali strozzature artatamente imposte dagli ISP al traffico delle connessioni .

Una rete non-neutrale

Per evitare che Internet venga trasformata in una sorta di tv via cavo in cui a decidere le “trasmissioni” siano MPAA, RIAA, grossi provider senza scrupoli come AT&T e organizzazioni di tale risma, e che il mezzo di comunicazione più innovativo e poliedrico di tutti i tempi inventato dall’uomo venga ridotto a qualcosa di simile all’immagine qui sopra, Weinstein lancia l’idea di un sistema di monitoraggio automatico , in grado di accorgersi di eventuali politiche di traffic shaping messe in atto dagli ISP a totale insaputa del pubblico e dei consumatori che pagano la bolletta ogni mese.

Il sistema, distribuito ed esteso all’intera Internet, potrebbe svoglere svariati compiti: il legislatore potrebbe adoperarlo per raccogliere dati statistici in modo da promulgare leggi sulle problematiche della net neutrality dopo essersi informato sui fatti e non semplicemente per partito preso. All’altro estremo la proposta prevede lo sviluppo di standard tecnologici grazie ai quali impostare un vero e proprio framework di controllo, da impiegare per individuare i furbi e imporre sanzioni o il rispetto della legalità da parte dei suddetti.

Standard che sarebbero da tarare – dice la proposta – in modo da limitare l’ipotetico impatto negativo della net neutrality sull’innovazione, da sempre il cavallo di battaglia delle geremiadi di chi controlla le infrastrutture di rete contro il “guaio” di una rete libera da costrizioni e strozzature sui flussi di dati. Il framework stesso dovrebbe essere quanto più preciso, qualitativamente valido e a prova di abuso possibile, per garantire l’autorevolezza e l’affidabilità necessaria ad un sistema di controllo così esteso e vitale per il traffico di immagini, video, informazione ed entertainment .

Un progetto intrigante, mette in guardia Ars Technica , ma che pone sfide e domande importanti dal punto di vista tecnologico, della privacy, dei costi e delle potenziali conseguenze di un monitoraggio così esteso. Di certo un sistema del genere sarebbe l’unico vero modo di verificare il comportamento degli ISP , al di là dei proclami e dei comportamenti alla luce del sole – spesso per nulla rivelatori – nei confronti della neutralità della rete.

Weinstein è riuscito ad ogni modo a sollevare nuovi interrogativi, e ha contribuito a riportare al centro dell’attenzione la questione. È probabile che fosse proprio questa la sua intenzione, considerando che al di là di descrivere in teoria e per sommi capi lo scanner della net neutrality l’esperto non si spinge. Tutto sta ora a vedere come reagiranno i protagonisti di Internet , le community pro-neutralità e i gestori della connettività, alle prese con i video di YouTube e un P2P che continua ad espandersi.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 3 ott 2007
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