Washington (USA) – Le emittenti televisive e radiofoniche digitali tremano e sono costrette ad affrontare l’ennesimo assalto frontale dei legislatori statunitensi: il cosiddetto broadcast flag , l’espediente per blindare del tutto i contenuti digitali , è riaffiorato nell’ultima proposta legislativa sulle telecomunicazioni – la stessa che dovrebbe garantire la neutralità della rete .
La proposta, avanzata dal senatore Ted Stevens, ormai noto come zar antipirateria , obbligherebbe qualsiasi produttore di hardware audiovisivo ad implementare tecnologie DRM compatibili con gli standard dettati di volta in volta dalla FCC , l’ente governativo che vigila sulle telecomunicazioni. Lo scotto da pagare per la violazione delle norme è l’impossibilità di vendere e produrre apparecchi in grado di registrare programmi audiovisivi digitali .
Insieme alla produzione ed all’uso di normali apparecchi di registrazione , l’eventuale approvazione del broadcast flag eliminerebbe la possibilità di usare software open source per creare emittenti digitali , televisive o radiofoniche. I software open source, infatti, sono considerati “modificabili” e quindi facilmente aggirabili dai pirati multimediali: allo stato attuale delle cose, questi sistemi “insicuri” verrebbero immediatamente messi al bando da FCC.
Non è la prima batosta che il mercato delle piccole emittenti digitali statunitensi ha dovuto subire: nei giorni scorsi è stata presentata presso il parlamento americano la cosiddetta legge anti-ripping , che equipara ogni emittente digitale via Internet o via satellite ad un qualsiasi “servizio di download”, tecnicamente identico ad iTunes .
Oltre alle proposte di legge, negli USA avanzano anche le tecnologie di blindatura : nei giorni scorsi ha sollevato molto rumore quella sviluppata da Philips e per la quale è stato richiesto un brevetto negli States, un sistema pensato per impedire al telespettatore di cambiare canale durante la pubblicità o di saltarla in caso di trasmissioni registrate.
Tommaso Lombardi