A meno di un giorno di distanza dall’entrata in vigore dei dazi imposti dagli Stati Uniti sulle importazioni, Donald Trump ha deciso di metterli in pausa. Il tempo dirà se si tratta di un dietrofront imprevisto, dettato dalla minaccia delle contromisure attuate rapidamente dai partner commerciali (Europa in primis). Oppure, se è l’esito studiato di una strategia pensata in questi termini fin dal primo momento.
I dazi di Trump sono già stati messi in pausa
Per i prossimi 90 giorni, la tassa sarà ridotta al 10% per i beni provenienti da 90 paesi. Questo, nelle intenzioni del presidente USA, concederà ai loro rappresentanti un periodo necessario per mettersi in contatto con la Casa Bianca e intavolare le trattative finalizzate a stipulare nuovi accordi.
Fa eccezione la Cina, per la quale i dazi sono stati ulteriormente innalzati al 125% (e non più 104%). In un post su Truth, il social network da lui controllato, Trump afferma che la misura si è resa necessaria sulla base della mancanza di rispetto che la Cina ha mostrato verso i mercati mondiali
. Si complica dunque ulteriormente lo scenario legato all’importazione dei dispositivi tecnologici assemblati dal colosso asiatico, iPhone compresi.
La reazione di Pechino alla linea dura statunitense non si era fatta attendere. Al 104% applicato da Washington aveva subito risposto con un 84% sui prodotti in arrivo dagli USA. Il rischio è quello di assistere a un’escalation, con conseguenze non solo economiche e commerciali.
I 90 giorni di pausa annunciati da Trump per il resto del mondo hanno immediatamente innescato un rimbalzo in borsa. Ne hanno beneficato soprattutto i titoli delle Big Tech: +19% per NVIDIA, +15% per Apple e Meta, +12% per Amazon, +10% per Microsoft e Alphabet (Google).
Anche nel settore delle criptovalute, sempre più connesso a quello della finanza tradizionale, si respira aria di entusiasmo. Dopo il crollo dei giorni scorsi, il prezzo di Bitcoin si è riportato sopra la soglia degli 80.000 dollari.