Vendita di Chrome, ad Apple può costare 20 miliardi di dollari

Vendita di Chrome, ad Apple può costare 20 miliardi di dollari

La possibile vendita di Google Chrome decisa dal DOJ potrebbe far perdere ad Apple fino a 20 miliardi di dollari di entrate pubblicitarie.
Vendita di Chrome, ad Apple può costare 20 miliardi di dollari
La possibile vendita di Google Chrome decisa dal DOJ potrebbe far perdere ad Apple fino a 20 miliardi di dollari di entrate pubblicitarie.

Nella guerra tra giganti tech, a volte anche chi sembra invincibile piange… È il caso di Google, che rischia di dover dire addio al suo amato browser Chrome per ordine del Dipartimento di Giustizia americano (DOJ). Ma a rimetterci potrebbe essere anche un insospettabile: Apple.

Apple rischia di perdere 20 miliardi di dollari se Chrome viene venduto

Tutto è iniziato ad agosto, quando il giudice federale Amit Mehta ha dato ragione al DOJ, sostenendo che Google ha adottato politiche monopolistiche nel mercato delle ricerche online. La soluzione? Vendere Chrome a un’altra azienda, per “dare l’opportunità a un nuovo rivale di gestire un importante gateway per la ricerca su Internet, libero dal controllo monopolistico di Google“.

Ma perché Apple dovrebbe preoccuparsi? Semplice: perché Google le paga la bellezza di 20 miliardi di dollari all’anno per essere il motore di ricerca predefinito su Safari, il browser esclusivo di Apple. Se Google dovesse perdere Chrome, che detiene oltre il 66% del mercato dei browser a livello mondiale, perderebbe anche il suo posto d’onore su Safari. E Apple si ritroverebbe con un buco da 20 miliardi di dollari nel bilancio.

A gennaio Apple ha presentato una mozione d’emergenza per bloccare il caso, sostenendo che i suoi interessi potrebbero non essere rappresentati equamente nel procedimento. Il giudice Mehta ha respinto la richiesta, ma ha concesso ad Apple di presentare le sue argomentazioni post-udienza.

Apple non è interessata a lanciare un proprio motore di ricerca, anche se…

Apple ha già detto in tribunale di non avere intenzione di costruire un suo motore di ricerca per rivaleggiare con Google. Troppo tempo e troppe risorse, sostiene. Meglio difendere l’accordo con Big G. Anche se da tempo si vocifera che stia comunque valutando l’idea di sviluppare una tecnologia di ricerca avanzata.

La partita è ancora aperta e le prossime mosse saranno decisive. Da un lato Google, che rischia di perdere una pedina fondamentale come Chrome. Dall’altro Apple, che potrebbe veder sfumare una montagna di soldi se il suo partner dovesse inciampare. E in mezzo il DOJ, che cerca di ridisegnare gli equilibri del mercato tech a colpi di antitrust.

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Pubblicato il
10 mar 2025
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